Appena avvenuta l’occupazione di Massaua (Mar Rosso), in Eritrea il 5 febbraio 1885, da parte un contingente militare italiano comandato dal colonnello Tancredi Saletta, al comando di 800 soldati composti da Bersaglieri, Artiglieri, e del Genio, si senti il bisogno di assoldare truppe indigene per compiti secondari.
Esistevano sul posto delle guardie irregolari al soldo degli ottomani prima, degli egiziani poi, per passare subito al servizio degli italiani.
Solo nel 1888 si deve la costituzione di un corpo regolare indigeno su base volontario, con quattro battaglioni, per poco più di 3200 uomini; i militari di truppa erano chiamati “Ascari” dal turco che sta per indicare “soldati indigeni”, cerano pure sottufficiali, mentre gli ufficiali erano italiani.
Nel 1892 entrarono orgogliosamente a far parte integrante del Regio Esercito Italiano.
Ci furono Ascari reclutati nei Carabinieri Reali, erano i più affidabili, prendevano il nome di “Zaptiè”, comandati da ufficiali dei Carabinieri Reali.
Gli Ascari parteciparono attivamente alla guerra Italo-Turca 1911-12, contro l’ormai decaduto impero Ottomano, per la conquista della Tripolitania, e Cirenaica, in Libia. Una guerra voluta dal Capo del Governo Giolitti, per motivi di ordine politico, nazionalistico, militare e la retorica della romanità, del Mediterraneo “Mare Nostrum”.
Siracusa anche in questa guerra ebbe con il suo Porto un ruolo importante per il passaggio di uomini e materiali per la terra africana. Il 2 aprile 1912, il 1° battaglione composto da ottocento Ascari, al comando del maggiore Mattioli sbarcò a Siracusa con il Piroscafo Cavour.
Lo sbarco fu accolto da un immensa folla di siracusani, accompagnata dalla presenza del Sindaco comm. Luigi Vinci, molti consiglieri, e autorità militari locali.
Gli ascari scesero dalla nave Cavour verso le ore 13, andando a gruppi per la città, visitando monumenti e facendo vari acquisti.
Nella città cordiale alla visita dei fedeli soldati coloniali, il Sindaco organizzò concerti musicali alla marina, e dispose che la città venisse illuminata straordinariamente.
Nel teatro Massimo si organizzò una rappresentazione e sempre grazie al Sindaco Vinci furono allestiti posti agli ufficiali e truppa.
Uno dei ritrovi più lussuosi di Siracusa il club di via Maestranza li accolse nelle sue sale maestose, piene di dolci caratteristici, accompagnati da liquori e sigari.
I siracusani incuriositi si fermano a guardali e loro ricambiano la curiosità, con un sorriso mostrando due file di denti bianchissimi.
Alcuni parlavano italiano, e sono cattolici, si notano subito, perché indossano un rosario al collo.
In gran numero poi si sono voluti recare al palazzo del Vescovo Bignani, dove li ha ricevuti con molto apprezzamento verso il fedele soldato coloniale. Il Vescovo commosso nel salutarli regalò molte immagini di oggetti sacri.
Si legge nelle cronache dell’epoca che i bravi Ascari Eritrei fraternizzavano con i fratelli italiani facilmente, parlando vivacemente a gesti per intendersi.
Sono tutti giovani alti, smilzi, dagli occhi vivaci, indossavano il fez rosso, ed il vestito bianco, stretto ai fianchi da una larga fascia verde, erano armati di una baionetta, ed un largo coltello con il manico d’avorio.
Questi Ascari dopo la permanenza a Siracusa, partirono per la Tripolitania portando gloria al nostro Tricolore, in quelle terra invasa dal turco. Parteciparono alla battaglia El Baruni presso El Asaba, sul Gebel Tripolino, il 23 marzo 1913. Ma le gesta gloriose degli Ascari Eritrei furono interminabili, fino al Secondo Conflitto Mondiale, con indigeni insigniti di medaglie al Valor Militare.
Alberto Moscuzza