Errori giudiziari: in carcere ingiustamente per 40 anni
Solo oggi 70enne americano scagionato da omicidio. Il caso di un altro detenuto che non ha commesso nessun reato
Dopo quasi quarant’anni trascorsi dietro le sbarre per essere stato condannato ingiustamente all’ergastolo, un uomo di 70 della Carolina del Nord, Joseph Sledge, è uscito oggi di prigione e ha affermato che tra le prime cose che vuole fare ci sono una bella dormita in un vero letto e anche un bagno in piscina. Sledge venne condannato al carcere a vita nel 1976 per l’assassinio di una donna e di sua figlia, trovate morte nella loro abitazione. Solo ora si è però arrivati a stabilire la sua innocenza, dopo che uno dei testimoni chiave ha ritrattato e un esperto di Dna ha stabilito che i capelli trovati sulla scena del delitto non sono i suoi. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è il caso che, dimostra come l’infallibilità dei giudici non è che un mito poichè gli uomini sono condannati all’errore, e i giudici, sono uomini. L’errore giudiziario diventa sempre meno un episodio isolato per diventare un fenomeno collettivo, che può minacciare qualsiasi individuo del corpo sociale. La fretta nelle indagini, l’eccessiva fiducia accordata ai testimoni non sempre attendibili, la troppa importanza data alle presunzioni di colpevolezza e agli indizi sono tra i fattori che predispongono all’errore, ai quali va ad aggiungersi la pressione esercitata dall’opinione pubblica che desidera ad ogni costo trovare un colpevole, anche in mancanza di certezze irrefutabili. Come in questo caso, dove pur tardivamente, Joseph Sledge ha avuto la fortuna di imbattersi in un giudice capace di affermare la verità dopo anni di carcere, certificando così un errore che si poteva e che si doveva evitare prima.