24 Novembre 2024

ITALREPORT

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Teatro. Torna a Catania la trilogia del teatro dell’assurdo

Domenica 8 marzo al piccolo teatro la compagnia g.o.d.o.t. Portera’ in scena “le sedie” di ionesco. Appuntamento alle ore 18

CATANIA – Ritorna a Catania il “Teatro dell’assurdo” con il secondo appuntamento della trilogia organizzata dalla Compagnia G.o.D.o.T. al Piccolo Teatro (via Federico Ciccaglione, 29). Si torna in scena domenica prossima 8 marzo alle ore 18 con la rappresentazione di un assoluto capolavoro. Sarà rappresentato “Le sedie”, capolavoro di Eugène Ionesco che ha contraddistinto la storia del teatro, imponendo la forte poetica di un grande autore che ha voluto raccontare il vuoto che circonda l’uomo, la drammaticità di un’esistenza vana e grottesca, il paradosso di un’incomunicabilità del comunicabile, della stessa irrealtà del reale.
Commovente e ironica, l’opera scritta nel 1951 da Ionesco arriva nel capoluogo etneo interpretata dagli attori Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso, con la scena e la regia curate dallo stesso Bonaccorso. Entrambi sono attori che hanno contribuito alla storia di successo del Piccolo Teatro a Catania e che tornano portando uno spettacolo cult per la compagnia teatrale, che ha già avuto ottimi riscontri in altre rappresentazioni in giro per la Sicilia. Sul palco anche Anita Pomario. Il regista ha voluto richiamarsi ad uno assunto dello stesso Ionesco per il lavoro di elaborazione che offre una coinvolgente e suggestiva rappresentazione capace di sviscerare la tragicità della vita, evidenziandone i caratteri farseschi. “La ragione è la follia del più forte; la ragione del meno forte è follia” è la massima da cui è partito Bonaccorso per la messa in scena di un testo che risulta di un’attualità sconvolgente per il senso di alienazione che ne scaturisce. Due coniugi novantenni sono ogni sera impegnati a rappresentare la tragica farsa della loro stessa esistenza fatta di insuccessi e rimpianti. Unico sollievo le illusioni scaturite dall’abitudinario che scandisce il tempo, conferendogli un’ingannevole condizione d’esistere.
Una serata diversa dalle altre. Fanno il loro ingresso tanti ospiti, irreali, invisibili, resi concreti solo dalla presenza delle loro sedie. Il vecchio li ha convocati per renderli partecipi del proprio messaggio di salvezza, ma i due coniugi sono sopraffatti dal nulla e, con un drammatico epilogo, si arriva all’amara consapevolezza di un’ineffabilità dell’esistere e dell’incapacità di dare un senso alla vita dell’uomo. Il capolavoro del genio franco-rumeno rende la vita di una vecchia coppia di coniugi metafora del vuoto che pervade la condizione umana. In un unico atto, “Le sedie” materializza il nulla, lo rende concreto e visibile agli spettatori. Quel nulla che riempie la vita dei due protagonisti, quel nulla che è lo stesso che riempie quello della vita umana. «Due sono i modi per liberarsi definitivamente da questo vuoto – spiega il regista Bonaccorso – il suicidio o la follia. Il primo, il suicidio, è conseguente alla seconda, la follia, durante la quale ci si rinchiude nella gabbia della propria esistenza sperando che nel ripetere ossessivamente un’azione si possano avere risultati diversi ogni volta che la si compia. E questa gabbia, una sorta di involucro sepolcrale, la riempiamo di fantasmi per popolare il nostro immaginario”. Una gabbia che pian piano viene formata dal continuo ingresso in scena di sedie molto particolari.
“Ho immaginato di far scaturire tutta l’angoscia dei due personaggi da una sorta di ordine malato, un contrappunto al loro bizzarro dialogare. Come se alla fine della loro esistenza volessero invano mettere a posto i pensieri, ragionare sull’irragionevole. Così ho sfruttato la combinazione vettoriale del piano cartesiano: orizzontale, verticale, obliquo. Le prime due linee sono presenti rispettivamente nella seduta e nella spalliera delle sedie, la terza è presente nelle finestre e nella porta centrale. Quella orizzontale per me rappresenta il luogo, il reale, lo spazio, ciò che possiamo toccare e che ci dà sicurezza. La linea verticale rappresenta il pensiero, le aspirazioni, l’irreale che invade la vita quando la vita non è più tale. Infine la linea obliqua che rappresenta l’inevitabile, ciò che non si vorrebbe ma che, purtroppo, accade». Nella messa in scena non manca una sorpresa che lo spettatore potrà godersi in una rappresentazione davvero particolare della famosa farsa tragicomica.
Dopo l’appuntamento di domenica 8 marzo, la mini rassegna si concluderà con un altro debutto, “Finale di partita” di Samuel Beckett, in programma sabato 23 e domenica 24 maggio. Per info e prenotazioni sugli spettacoli è possibile contattare i numeri 339.3234452 – 338.4920769 – o scrivere un’email all’indirizzo info@compagniagodot.it.

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