Acquacoltura, un progetto ambizioso ad Acate.
gianni di gennaro
Acate (RG) – 24 aettembre 2014 – Il rapporto sullo stato della pesca e dell’acquicoltura, pubblicato nel 2006 dalla FAO, rivela il superamento dei limiti di sostenibilità della cattura dei prodotti ittici.
Conseguentemente, al fine di salvaguardare le risorse marine, la Comunità Europea ha avviato un processo di riduzione del numero di licenze disponibili per la cattura, incentivando frattanto lo sviluppo dell’acquicoltura (Fondo Europeo per la pesca [FEP] sul territorio siciliano, per il periodo 2007-2013, in attuazione del regolamento n. 1198 del 27 luglio 2006 del Consiglio dell’Unione Europea).
L’acquicoltura, infatti, si pone quale rimedio al depauperamento delle risorse ittiche- dovuto all’eccessivo sforzo di pesca- garantendo, attraverso l’allevamento e la riproduzione di diverse specie ittiche, il fabbisogno proteico della collettività.
Note sono le proprietà nutrizionali del pesce di acqua dolce che si pone come soluzione di rifornimento di omega-3: acidi grassi polinsaturi essenziali, indispensabili per la salute (antitrombotico, antinfiammatorio, antipertensivo, ecc) che l’essere umano può assumere solo con la dieta, non riuscendo a produrli da sé.
Ed è per questo che da sempre gli uomini hanno prestato cura a spigole, orate e murene, ed ancora oggi continuano a ricercare nuove specie da trattare con modalità evolute di allevamento (RAS), trasformandosi perciò da meri “raccoglitori di prodotti offerti dalla natura” a veri “agricoltori” del mare.
In quest’ottica si inserisce il progetto della Porrazzito s.r.l.- unica azienda di acquicoltura della Provincia di Ragusa e tra le poche realtà italiane totalmente a ricircuitazione idrica- che grazie alla sensibilità ed alle eccellenti capacità imprenditoriali della proprietà intende dedicarsi a questo particolare ambito della zootecnia. Per raggiungere il suo ambizioso obiettivo la Società promuoverà ricerche e collaborazioni con Università e Istituti di ricerca, anche al fine di sperimentare nuovi prodotti specializzati (infanzia, ecc.) e curare la qualità gastronomica (affumicato, carpaccio, ecc.).
L’attività di acquacoltura, per diventare protagonista nel mondo alimentare ed economico, deve però migliorarsi ed essere competitiva. E per far questo ha bisogno di stabilire un forte legame con il territorio e quindi con le pubbliche amministrazioni locali che, più di tutte, sono in grado di rappresentare i bisogni dei cittadini e di individuare le aree che meglio si prestano allo sviluppo di tale attività.
Tuttavia, sottolinea l’Associazione Piscicoltori Italiani (API)- in un dossier consegnato al Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, il 5 Agosto 2014- per rimuovere gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo dell’acquicoltura dovrebbero superarsi le pastoie e le lentezze burocratiche.
Per lo sviluppo dell’acquacoltura è infatti necessario rimuovere tali ostacoli, promuovendo un processo virtuoso in cui amministrazioni ed imprenditori, nell’interesse comune, lavorino insieme nell’ottica di una crescita economica che si armonizzi con i beni fondamentali della vita: salute, ambiente, territorio e benessere economico.
In tale prospettiva, il prossimo 26 settembre, il direttore generale del Dipartimento della Pesca Mediterranea della Regione Siciliana (dott. Dario Cartabellotta) si recherà in visita presso l’impianto di acquicoltura della Porrazzito ad Acate (RG). Il direttore generale sarà accompagnato da dirigenti (dott. Alfonso Milano), funzionari del suo Dipartimento e da una delegazione croata del ministero delle politiche agricole. La visita programmata sarà occasione, non solo per l’avvio di rapporti internazionali e per lo scambio di conoscenze, ma anche per individuare i punti di forza, di debolezza e le leve di sviluppo del settore acquacoltura in Sicilia.