gianni di gennaro
07/05/2015 – OGGI, A BOCCE FERME E DOPO AVERE ASSISTITO AD UNA MANIFESTAZIONE SENZA PRECEDENTI, FACCIAMO UN SUNTO DI QUANTO E’ ACCADUTO DAL 5 MAGGIO ALLA DATA ODIERNA. Così il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, definisce la riforma della Buona Scuola, al termine della riunione nella sede Pd cui ha partecipato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, e i componenti dem della Commissione Istruzione.
Di parere contrario, invece, l’altra ex titolare del dicastero, Maria Chiara Carrozza, che lancia l’allarme.
La Carrozza dunque, pur riconoscendo lo sforzo delle presunte centomila assunzioni, fatto questo definito un grosso passo in avanti, pone il problema, ipotizzando che l’assunzione dei precari non equivale alla riforma della scuola;
mentre ritiene che sono tanti i punti della riforma che si possono correggere.
Il ministro inoltre critica anche il ruolo del preside-sindaco che decide tutto, e sulla consultazione online del governo Renzi sulla riforma dichiara.
<e ‘ stata sopravvalutata, un conto è coinvolgere il Paese su come deve essere il futuro della scuola italiana, un altro è immettere un questionario online in rete.>
E sono stati in migliaia a protestare, in tutte le piazze d’Italia: studenti, insegnanti e personale amministrativo. Secondo il dato reso noto dalla Cgil, solo a Roma erano in oltre centomila.
Secondo il premier, invece, si è trattato di un . Poi fa un modestissimo passo indietro.
< Noi ascoltiamo, entriamo nel merito e andiamo avanti sulle riforme con la testa dura>.
In piazza anche la “fascia debole” del Pd. Secondo Fassina, la scuola non può essere una caserma con un capo che comanda; a contrastarlo il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che ribadisce che sul preside-sindaco non si torna indietro.
Secondo Giannini si è trattato di sciopero politico, ma la Camusso la bacchetta asserendo che il governo non ha argomenti per difendere il ddl e parla tanto per parlare.
Landini laconicamente dichiara: oggi il Paese sfiducia il governo.
Insomma, così come avviene sempre in queste occasioni, ognuno fa riferimento a “numeri” propri, ad argomenti propri e a idee che ognuno pensa siano le migliori in assoluto.
Una cosa è certa, per la prima volta, il mondo della scuola è sceso in piazza compatto, riunendo tutti, ma proprio tutti: docenti, alunni, studenti e famiglie. Tutto questo avrà un significato? Secondo noi si. Renzi ne dovrà tenere conto, se non vorrà essere accusato per l’ennesima volta di schiacciare la democrazia.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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