I polifenoli delle olive: una ricchezza multiforme dal mediterraneo al mondo
PALERMO / LISBONA – E’ l’italiano Roberto Crea, biochimico calabrese da anni trasferitosi in California, ad aver fatto da pioniere negli studi sui polifenoli delle olive, le cui multiformi applicazioni stanno ora diffondendosi in tutto il mondo. A spiegarne le ricerche, unitamente agli aspetti chimici e biochimici, alle tecnologie di estrazione e alle applicazioni emergenti, è lo studio congiunto fra Cnr e Politecnico di Lisbona pubblicato oggi dall’European Journal of Lipid Science and Technology. «Il quadro che emerge è chiaro – dice Rosaria Ciriminna del Cnr, primo autore dello studio – queste preziose molecole prive di effetti collaterali estratte con le tecnologie della chimica verde saranno utilizzate nei più svariati campi, dalla medicina all’industria dei cosmetici passando per gli integratori e i cibi funzionali, molto al di là dei Paesi del bacino del Mediterraneo dove l’olivo è coltivato da più di 5000 anni». Utilizzati da tempo come antiossidanti in cibi, bevande e cosmetici, i polifenoli delle olive, e in particolare l’idrossitirosolo e il verbascoside, svolgono una potente azione antiossidante particolarmente indicata nel trattamento e nella prevenzione delle infiammazioni, e dunque di numerose patologie dovute ai radicali liberi in eccesso formati in seguito allo stress ossidativo. E infatti sono già numerosi i prodotti nutraceutici commercializzati per applicazioni vanno dal trattamento dell’osteoporosi a quello di patologie della pelle. «L’estrazione dei polifenoli dagli scarti di produzione dell’olio di oliva – aggiunge Laura Ilharco, del Politecnico di Lisbona – è un esempio eminente di come gli scarti agricoli siano in realtà fonte di preziose sostanze che stiamo imparando a rivalutare. «Un tema – conclude la portoghese Ilharco, fra i maggiori chimici europei – del tutto in linea con quelli dell’Expo che ospitate in Italia».
Gaetano Piccione
fonte: Cnr