Celebrata ieri anche a Ragusa la Giornata nazionale del volontariato ospedaliero
Ragusa, 26 ottobre 2014 – Trenta volontari dell’Avo ieri negli ospedali Civile e Maria Paternò Arezzo di Ragusa. Per celebrare la giornata nazionale del volontariato. Con il supporto del direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute, don Giorgio Occhipinti, i volontari hanno visitato tutti i reparti e i malati delle due strutture ospedaliere al fine di rimarcare il ruolo dell’Avo e per distribuire materiale promozionale anche in vista dell’avvio del 36esimo corso di formazione Avo che si terrà a partire dalla mattina del 3 novembre con un convegno alla sala Avis. “La giornata nazionale dell’Avo che si celebra ogni anno – ha detto don Occhipinti – mi offre l’occasione per ringraziare, come direttore della Pastorale della salute, l’operato dei volontari dell’Avo di Ragusa che dal 1978 aiutano i malati in ospedale con una presenza amichevole fatta di affettuosa vicinanza agli ammalati perché si sentano meno soli. L’ammalato desidera avere qualcuno che lo accolga e lo ascolti. L’ascolto è una virtù fatta di umiltà, attenzione, intelligenza, ma soprattutto amore. Il volontario offre ai malati calore umano, dialogo, sostegno nella sofferenza e nell’isolamento”. A chi tocca? Questo si è chiesto il prof. Longhini, primario medico dell`ospedale di Sesto San Giovanni, quando si è recato casualmente al Policlinico di Milano. Passava per una corsia di un reparto di degenza e ha sentito un`ammalata chiedere più volte un bicchier d`acqua. Longhini si è allora rivolto a un inserviente che stava pulendo il pavimento proprio dinnanzi all’ammalata, ma la risposta è stata “Non tocca a me”. Da qui la domanda : “E allora a chi tocca”. Era il 1975. E’ così che è nata l’”idea Avo”. Ed è così che è scattato il meccanismo del volontariato ospedaliero, un servizio del quale, oggi, usufruiscono oltre 496 ospedali in tutta la penisola, e che conta circa 30.000 volontari. “L’Avo – ha spiegato stamani la presidente di Ragusa, Rina Tardino – si propone di portare umanizzazione nei reparti ospedalieri, vuole essere cioè una presenza che scongiuri la tormentosa solitudine, la sensazione di abbandono, la lontananza forzata dalla vita extraospedaliera. Insomma, tutti quegli aspetti che tormentano i degenti durante la permanenza in ospedale. A Ragusa siamo riusciti a fare crescere anno dopo anno questa realtà. E con i nuovi corsi di formazione siamo pronti ad accogliere altri volontari”.