Crisi e ortofrutta iblea, l’analisi dell’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili
Manenti: “se pensiamo di mantenere le quote degli anni passati siamo fuori strada. Serve pianificazione e organizzazione”
Ragusa, 20 novembre 2014 – “I nostri imprenditori devono capire che la crisi è finita e che quella che stiamo vivendo sarà la nostra realtà per i prossimi anni. Se, viceversa, ci ostiniamo a non comprendere che è necessario un cambiamento radicale, le nostre imprese hanno un destino già segnato: avranno lenta agonia o morte improvvisa”. E’ il grido d’allarme che arriva dal presidente dell’Ordine dei commercialisti e degli esperti contabili per la circoscrizione del Tribunale di Ragusa, Daniele Manenti, facendo riferimento allo stato di salute dell’economia iblea. Nello specifico, Manenti focalizza la propria attenzione su un settore di grande interesse per lo sviluppo, un settore che negli anni ha sempre rappresentato un punto di riferimento per l’economia iblea, il comparto ortofrutticolo, che fa registrare le maggiori concentrazioni produttive a Vittoria, Santa Croce ma anche a Scicli, con realtà di assoluto interesse. “Le aziende si piegano alla crisi ma devono rialzarsi – chiarisce il presidente Manenti – il settore ortofrutticolo è quello che produce la maggiore quota di ricchezza per la nostra provincia. Se pensiamo di mantenere le quote di mercato che abbiamo avuto negli anni passati, nonostante una diffusa riduzione dei consumi dovuta principalmente alla crisi economica che ha colpito pure il settore ortofrutticolo, senza pensare ad entrare in nuovi mercati, abbiamo un’idea completamente sbagliata di quella che è la situazione attuale. Oggi più che mai dobbiamo pensare ad un mercato internazionale. Ma per entrare in mercati internazionali le aziende devono organizzarsi diversamente”.
“E’ necessaria – chiarisce ancora il presidente dell’Ordine – una maggiore diffusione della cultura d’impresa che significa principalmente rafforzamento di una cultura manageriale ancora troppo assente nelle nostre Pmi, introducendo concetti di pianificazione strategica, di organizzazione, ecc., il tutto nella giusta misura e profondità. Di fatto questi sono gli elementi ineludibili in un mercato così difficile se si vuole veramente reagire in maniera seria e consapevole alla crisi economica che interessa quasi tutti i comparti. Anche le Pmi possono, attraverso le associazioni di categoria o professionisti competenti, cominciare a riflettere sul loro futuro cercando di fare emergere quelli che sono i loro punti di forza e le criticità su cui l’impresa può lavorare per ripartire. Ma purtroppo questo semplice tema che vedrebbe le Pmi cimentarsi con una più diffusa cultura d’impresa e che a mio parere le aiuterebbe a reagire in una prospettiva di sviluppo, non sempre è chiaro a tutti i nostri imprenditori i quali fanno poca strategia e parecchie attività operative”.