Professionisti strategici per il Paese
Nonostante la crisi economica, gli iscritti agli albi negli ultimi 10 anni sono passati da 1,6 a 2,3 milioni.
Alla manifestazione “L’equo compenso è un diritto” presentata l’anteprima del Rapporto CUP/Cresme
sul “Valore sociale ed economico delle professioni”
Roma 30 novembre 2017. L’evoluzione demografica attuale e la complessità delle richieste che provengono dalla società richiedono un numero maggiore di professionisti. Così come una maggiore competenza nei diversi settori. Rispetto ai bisogni sociali dei prossimi anni, si pensi ad esempio al tema della “non autosufficienza”, per esempio, è prevedibile un aumento della domanda dei professionisti afferenti alle professioni socio-sanitarie. Mentre le nuove normative legate alla riforma del Welfare (welfare aziendale, norme sul “dopo di noi”, riforme del Terzo settore), coinvolgeranno sempre di più le professioni strettamente connesse all’area giuridico economica. Anche se la crisi economica ha pesantemente colpito gli studi professionali, negli ultimi dieci anni, il numero degli iscritti agli albi è progressivamente aumentato. Passando da 1.643.000 circa a 2.322.472. I professionisti, dunque, possono essere considerati dei punti nevralgici del Sistema Paese in tutti i settori: istituzioni, comunicazione, processi economici, commercio, supporto alla società, etc. È quanto emerge, fra le altre cose, dal Rapporto Cresme 2017 su “Il valore sociale ed economico delle libere professioni”, di cui una un’anteprima è stata presentata oggi durante la manifestazione “L’equo compenso è un diritto” al Teatro Brancaccio di Roma. “Gli iscritti agli albi”, commenta il Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Attuari Giampaolo Crenca, “vivono il Paese, leggono le criticità e sono qualificati consiglieri per le soluzioni ai problemi attuali. È fondamentale intercettare e coordinare queste risorse”.
Tornando alla fotografia scattata dal Centro di ricerca sulle professioni aderenti al Cup la maggior parte dei professionisti è donna e l’incidenza dei giovani è importante. Il 31% ha, infatti, meno di quarant’anni. Ciò richiederà un forte ricambio generazionale nei prossimi anni. Sarà pertanto importante investire nella preparazione dei giovani professionisti ponendo particolare attenzione all’adeguatezza del sistema universitario rispetto alle competenze oggi richieste. Altrettanto importante sarà l’attenzione da porre alla governance del processo e alla qualità della formazione continua. Incrociando diverse fonti informative e utilizzando i risultati dell’indagine campionaria CUP/Cresme sulla dimensione degli studi professionali in termini di addetti, è possibile stimare la dimensione occupazionale relativa al settore delle professioni. Erano circa 300 mila gli studi professionali italiani nel 2016 con 1,3 milioni di addetti, tra soci, collaboratori esterni e dipendenti.
tConsiderando anche che gli iscritti agli albi svolgono la professione come dipendenti al di fuori degli studi professionali, nel SSN, ad esempio, o nel settore privato, si arriva ad una stima occupazionale pari a quasi due milioni di addetti (1,91 milioni), corrispondente all’8,4% dell’occupazione complessiva nella media del 2016. Il 43% dei professionisti aderenti al CUP opera in forma autonoma.
Venendo alle sfide future, interdisciplinarietà e collaborazione rappresentano il futuro delle professioni. La possibilità di essere sussidiari rispetto ad alcune attività tipicamente pubbliche potrebbe consentire, con lo sviluppo di studi associati e società di professionisti interdisciplinari, una “presa in carico” non del singolo bisogno o esigenza espressa dal cittadino, ma della persona stessa in quanto tale. Sul fronte interno alle professioni, invece, se oggi la promozione dell’attività dei professionisti si basa ancora molto sul “passaparola” in futuro sarà necessario guardare con più attenzione alle nuove tecniche di marketing. Il contesto attuale, fortemente influenzato da internet, impone di valutare nuove strategie per promuovere l’attività professionale. Quest’ultima, infatti, oggi deve fare i conti con una tassazione pesante, i mancati pagamenti, la concorrenza “selvaggia”. Tutte circostanze che più hanno influito nella crisi economica dei professionisti e che per il futuro impongono una forte spinta al cambiamento.