Riforma della Costituzione. Bugli: “recuperare nel dibattito parlamentare le proposte della Conferenza delle Regioni”
Intervento in audizione di fronte alla Commissione parlamentare per le questioni regionali
Roma, 3 dicembre ’14 – “Abbiamo seguito con grande attenzione l’iter parlamentare del disegno di legge costituzionale e sostenuto la necessità di superare il bicameralismo perfetto attraverso l’istituzione di un Senato che possa consentire ai territori di esprimere la loro posizione sulle iniziative legislative e i provvedimenti di rilievo per Regioni ed autonomie locali”, lo ha sostenuto nel corso di un’audizione di fronte alla Commissione per le questioni regionali, Vittorio Bugli (in foto), Assessore della Regione Toscana – che ha coordinato, su incarico della Conferenza delle Regioni, il gruppo di lavoro e di confronto su questi temi – alla quale ha partecipato anche l’assessore della Regione Veneto, Roberto Ciambetti.
“Certamente il nostro punto di riferimento resta il modello Bundesrat, ma abbiamo compreso la necessità di andare incontro alle caratteristiche peculiari del nostro Paese attraverso il coinvolgimento degli enti locali. Per questo abbiamo condiviso con l’Anci una composizione del futuro Senato che registrasse la presenza, di Regioni e Comuni, con il Presidente di Regione e il Sindaco del Comune capoluogo e proporzionata alla popolazione della regione. E’ però importante che il futuro Senato delle autonomie non abbia una configurazione ibrida, ubbidendo a logiche politico-partitiche e per questo pensiamo alla previsione di un voto per delegazione regionale rappresentativo del territorio.
Temi che avevamo ravvisato di più nella configurazione presentata dai due relatori e che rappresentava una mediazione che le Regioni ritennero accettabile.
E’ però importante – ha proseguito Bugli – far accogliere un principio e cioè che il nuovo Senato rappresenti al meglio la pari dignità tra Regioni e Stato e l’occasione per interrompere l’eccessivo ricorso alla corte Costituzionale per contenzioso sulle funzioni. E’ giusto che nel testo siano indicate le competenze dello Stato, come è giusto siano indicate quelle delle Regioni. Nelle opzioni illustrate dai due relatori nella I commissione del senato questa esigenza era rappresentata meglio di come è stata poi tradotta nel testo uscito dal dibattito. Si tratta di una riflessione che va recuperata. Ma al di là di questo in un testo costituzionale è impossibile entrare nel dettaglio delle singole materie in modo da evitare i possibili ricorsi successivi. Dunque deve essere recuperata la nostra proposta, ovvero quella di una legge bicamerale che potrebbe entrare nel merito e rappresenterebbe una bella innovazione istituzionale. Faccio solo un paio di esempi: la sanità sarà competenza delle Regioni, ma è anche chiaro che lo Stato debba dare una cornice di principi. Viceversa è giusto che lo Stato si riprenda competenze su materie come le grandi infrastrutture, ma è altrettanto chiaro che anche in questi campi devono esser consentiti margini di intervento alle Regioni. Una legge bicamerale potrebbe disciplinare meglio tutto questo“.
Altro passaggio su cui le Regioni chiedono che si rifletta bene è quello relativo alle aree vaste, in particolar modo nella prospettiva del superamento delle Province e nell’ottica del lavoro applicativo relativo alla Legge Delrio. Introdurre dall’alto, con riferimenti in Costituzione, l’area vasta, dopo l’abolizione delle Province, potrebbe dare una rappresentazione sbagliata ai cittadini. “Lasciamo alle Regioni semmai – ha concluso Bugli – le norme di ordinamento del territorio più adatte alla dimensione regionale”.