24 Novembre 2024

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Acate. “C’era una volta un…Toborochi”.

Salvatore Cultraro. Acate (Rg), 27 ottobre 2018.- L’improvviso abbattimento di un raro albero di “Ceiba Speciosa” ubicato in via Trapani ad Acate, ha provocato indignazione in molti cittadini ed in modo particolare tra i militanti del Movimento 5 Stelle, attualmente forza di opposizione in seno al consiglio comunale. “Il verde pubblico- si legge in una breve nota dei pentastellati- dovrebbe essere un valore aggiunto delle nostre città, non qualcosa da rottamare a piacimento di qualche cittadino. Presto un’interrogazione per capire se quanto è successo sia legittimo o no ed, eventualmente, quali provvedimenti intende prendere l’Amministrazione comunale”. Sull’argomento è intervenuta anche la consigliera comunale, sempre del Movimento 5 Stelle, Roberta Cavallo. “Con estremo rammarico- ha dichiarato in una pubblica nota- apprendo che del bellissimo e maestoso albero ceiba speciosa di via Trapani non resta nulla se non un tronco mozzato. Ritengo che questo sia un avvenimento molto grave, che passa sotto le mentite spoglie della buona azione. So bene che negli anni passati ogni singola potatura è avvenuta solo per opera di personale specializzato in ottemperanza di tutte le regole per la sicurezza, ma soprattutto sotto l’occhio vigile e attento di coloro che quell’albero l’hanno visto crescere. Ma oggi cos’è cambiato? Chi ha autorizzato questo scempio? Con quale facilità e arbitrarietà qualcuno può decidere di mozzare un albero così grande in questo modo? Negli orti botanici di Palermo e Catania fanno la fila per ammirare queste piante… ad Acate i militanti del fai da te la tagliano di netto!”. Sulla presenza di questo strano e raro albero ad Acate, anche il sottoscritto aveva scritto, il 9 dicembre del 2014, una nota, pubblicandola sul sito online: Acateweb e che di seguito riporto per ribadire l’importanza di un albero che purtroppo ad Acate non siamo stati in grado di custodire e rispettare. “Un Toborochi ad Acate? E chi è costui? Tranquillizziamo immediatamente i lettori, non si tratta di un pericoloso individuo straniero, bensì di un semplice e particolare albero originario del Centro-Sud America, presente in Brasile, Paraguay e soprattutto Bolivia e Argentina, che stranamente fa bella vista di se in fondo alla via Trapani, ad Acate, verso l’uscita per Gela. Un albero dalla forma strana, tra un birillo ed una bottiglia, che penso, oltre al sottoscritto, abbia da sempre incuriosito tanti altri acatesi. Pertanto, ho deciso di documentarmi, avviando una “minuziosa ed approfondita indagine” (ho semplicemente usato Google!) ed i dati raccolti, notizie e foto non lascerebbero dubbi sul nome dello strano albero di via Trapani. Si tratterebbe, infatti, (anche se il condizionale resta sempre d’obbligo), realmente di un Toborochi, o meglio Ceiba speciosa in passato nota come Chorisia speciosa, della famiglia delle Bombacaceae . La caratteristica principale di quest’albero, come già evidenziato, è nel tronco, rigonfio nella parte inferiore e munito di grosse spine coniche. In natura può raggiungere i venti metri di altezza e i tessuti alla base del fusto accumulano acqua per i periodi di siccità. In Italia è stato introdotto sul finire del XIX secolo, all’orto botanico di Palermo e da li si è diffuso, come pianta ornamentale, raggiungendo anche, e sarebbe interessante conoscere come, la nostra cittadina. Ma dicevamo la principale attrattiva di quest’albero è la forma rigonfia del suo tronco tanto che una leggenda lo definisce: “la pianta incinta”. Una leggenda sul Toborochi che, anche per la sua brevità, vale la pena di leggere. “ Molto tempo fa, quando gli dei ancora vivevano sulla terra come persone, gli spiriti (Aña) dell’oscurità si approfittavano molto della prima popolazione, attaccando gli uomini e rubando le donne dai villaggi. In un piccolo villaggio viveva in quei tempi una bella ragazza, chiamata Araverá, figlia del gran capo Ururuti, il condor bianco. Araverá si era sposata da poco con Chinu Tumpa, il dio colibrì, e aspettavano a breve un figlio, che potesse diventare il più grande sciamano della regione, capace finalmente di sconfiggere tutti gli spiriti del male. Gli Aña, appena seppero la notizia, si proposero di uccidere Araverá appena possibile. Montati sui propri cavalli alati che lanciavano il fuoco dalla bocca, si diressero verso il villaggio, ma Araverá, rendendosi conto per tempo del pericolo che correva, se ne scappò volando lontano, verso i confini della terra, grazie alla sua seggiola volante che le aveva regalato suo marito colibrì. Nel frattempo gli Aña la cercavano ovunque, nella profondità delle acque, della terra e più in là ancora delle stelle. Quando la seggiola volante, dopo tanto tempo passato in volo, non riuscì più a reggere il peso di Araverá e della creatura che aveva in grembo, scesero verso la terra e si nascosero dentro un albero toborochi. Gli Aña passarono lì vicino ma non si resero nemmeno conto del nascondiglio. Proprio lì dentro, Araverá poté partorire suo figlio, che crescendo, riuscì finalmente a sconfiggere gli spiriti maligni. Sua madre invece continua ancor oggi a vivere nella pancia del Samou: ogni tanto esce sotto forma di un bellissimo fiore affinché i colibrì possano venire a nutrirsi del suo nettare”.

 

 

 

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