Vittoria. “I Commissari incontrano la cittadinanza”. A cura della dottoressa Sabrina D’Amanti, Psicologa e Psicoterapeuta. Riceviamo e pubblichiamo.
Redazione Due, Vittoria, 23 settembre 2019.- In data 19 settembre i Commissari convocano la cittadinanza, “le forze sane”, così si legge nell’invito emanato dall’Ufficio del Comune, per una riflessione sui recenti fatti tragici che hanno colpito la città. Insieme a una platea piena attendo il loro arrivo che avviene con ingiustificato ritardo. Mi aspettavo un dibattito attorno al tema del disagio socio-culturale orientato all’individuazione di programmi concreti idonei a produrre un cambiamento culturale. Si è fatto invece un quadro della situazione dipinta come stagnante, i toni sembravano quasi quella della rassegnazione. Si è detto che la parte sana della città deve ribellarsi, che occorre intervenire con misure punitive perché, “chi commette questi atti deve essere punito severamente”, ha urlato a un certo punto il Commissario (si riferiva alle fumarole e allo sversamento di sostanze altamente tossiche nell’ambiente da parte di gente che, a mio parere, pecca innanzitutto di ignoranza, ma nel senso più puro del termine). Si è detto che la famiglia e la scuola hanno il compito di educare i ragazzi. (Questo è quello che ho ascoltato fin quando ero presente, ma la situazione non è variata di molto anche quando me ne sono andata, da quel che mi è stato raccontato). In totale franchezza mi sento di dire che mi sarei attesa molto di più da questo incontro. Le tematiche affrontate hanno necessità di un atteggiamento culturale diverso, che colga la dimensione umana nella sua complessità e non ne riduca l’essenza a semplice soggetto da governare con la minaccia della punizione. Qualsiasi Paese civile contempla le sanzioni corrispettive alle infrazioni, quindi chiedo di non interpretare nelle mie parole l’idea che queste non debbano esserci, ma ritenerle come – Il – rimedio unico e sufficiente, è errato. La differenza sta tra, l’educare ad avere paura dello Stato e l’educare ad avere rispetto per lo Stato, nel primo caso avremo una sottomissione passiva (non sempre certa), nel secondo l’interiorizzazione dei valori e la nascita del senso civico. È quindi vero che Vittoria ha bisogno di un esercito, ma di educatori, non di poliziotti. Occorrono interventi di risanamento culturale con progetti nei quartieri che rivitalizzino quei luoghi, che li facciano uscire dal torpore e dall’illegalità (come ho detto in quell’incontro). Anche perché, se si investe solo sulla prospettiva della punizione, bisogna tener conto con adeguato realismo che non è facile che chi infrange paghi. Con quali sanzioni si pensa di punire questi soggetti, con le multe, con la reclusione? Può ritenersi plausibile che pagheranno? Si è parlato del ruolo della Scuola e della famiglia. Quanto alla Scuola e alla Famiglia si fa un errore di valutazione se oggi le si intende come le prime due grandi agenzie educative, nella gran parte dei casi, oggi il primo canale educativo è la rete, i ragazzi vengono istruiti e plasmati dai YouTubers, prima ancora che dai loro genitori, persino la Famiglia e la Scuola sono plasmate dai modelli culturali veicolati dalla rete. Un intervento sociale costruttivo deve quindi fondare la propria struttura su queste consapevolezze e servirsi dei mezzi forniti da quella stessa tecnologia, i cui effetti nefandi mira a contrastare, per produrre quel cambiamento sano tanto auspicato.