Stidda. L’altra mafia raccontata dal capo clan Claudio Carbonaro di Giuseppe Bascietto.
Vittoria. 30 dicembre 2019
Sabato 28 dicembre u.s. presso la “Sala delle Capriate” nel chiostro delle Grazie, Peppe Bascietto ha presentato il suo libro: “Stidda, l’altra mafia raccontata dal capo clan Claudio Carbonaro.
Un libro quello del collega, che traccia un sunto della storia della nuova mafia, quella degli stiddari; stidda proviene dalle abitudini dei pastori che portano le bestie lontano, e a volte dormono sotto le stelle. Molti stiddari infatti, sono ex pastori. La nuova faccia della mafia dunque, quella che, in contrapposizione con cosa nostra, ha sferrato violenti e sanguinari attacchi ai vecchi componenti dei clan esistenti e aderenti alla mafia tradizionale, per prenderne il posto.
Vittoria, così come Gela, Riesi, Niscemi e altri piccoli centri del nisseno, sono stati al centro di queste lotte sanguinarie che lasciavano sulle strade, quasi giornalmente, decine di “picciotti” morti ammazzati. A Vittoria la stidda ha proliferato così come prima era accaduto con la mafia, non certo perchè come qualcuno suppone, il popolo vittoriese è particolarmente incline ad accettare condizionamenti o imposizioni, o peggio ancora, mafioso, ma solo perchè l’economia di Vittoria degli anni che vanno dai primi del 70 a metà degli anni 90, era fiorente perchè le serre, invenzione dei contadini locali, erano vere e proprie fabbriche di denaro, ricchezza e benessere. Dove c’è tutto questo, si infiltrano, ovviamente, poteri criminali che hanno interesse a trarre lucro e benefici, anche a costo di fare tuonare le armi, a volte incuranti della gente che circonda gli obiettivi che i killer hanno già individuato. Terreno fertile dunque, e così è accaduto che i clan, soprattutto il potente clan Dominante- Carbonaro, si insediasse a piene mani su un territorio straricco, per incassare denaro da utilizzare, oltre che per l’acquisto di armi e munizioni, anche per l’acquisto di droga, casua quest’ultima, dell’omicidio di Peppe Cirasa, incontrastato contrabbandiere di “bionde” ma strenuo oppositore dello spaccio, Per questo, in una notte molto buia, mentre rientrava a bordo della sua auto, nella villa “Paradiso” dove risiedeva insieme alla famiglia, all’estrema periferia di Scoglitti, uno dei suoi uomini più fidati, lo ha assassinato. Da lì sono subentrati altri “picciotti”, i Gallo, tutti sterminati in poco tempo, dopo un breve periodo di incontrastato dominio del territorio. Peppe Bascietto nel suo libro cita il passaggio del feretro di Salvatore Gallo, capo famiglia indiscusso, dalla centralissima via Cavour, dove una ordinanza sindacale emessa dal sindaco Monello, vietava il passaggio di carri funebri e cortei. Vero è come scrive Peppe sul suo libro, che le auto della polizia municipale, posteggiate in modo da impedire il passaggio di altre auto, sono
state caricate con la forza e messe da parte, ma è altrettanto vero, che un minimo accenno di reazione, da parte delle forze dell’ordine presenti sul posto in maniera massiccia, avrebbe certamente provocato un pericolosissimo conflitto a fuoco, tra tutori dell’ordine e gangster, giunti persino dagli States, tanto è vero che in una lussuosa Limousine nera e con vetri totalmente oscurati, c’era il capo della famiglia Gambino che viveva in America. Una scelta giusta o sbagliata quella di non intervenire? Questo non lo sappiamo, ma abbiamo la certezza matematica, che da lì, quel pomeriggio, il feretro “doveva passare” perchè si trattava di un boss e tutti dovevano capire e accettare, volenti o nolenti. L’unico a rimetterci è stato il commissario dell’epoca, trasferito in serata nel profondo Nord. Su questo punto dunque, non la penso come l’autore del libro. Così come dissento quando scrive che 30 anni di centrosinistra hanno prodotto danni irreparabili, soprattutto quando si è trattato di favorire, con una sanatoria, il così detto, abusivismo per necessità. Ma dimenticando che lo stesso centrosinistra, è stato promotore di manifestazioni antimafia, in un periodo molto buio, che hanno visto sfilare migliaia di persone per le arterie cittadine, soprattutto giovani.
Per il resto il libro è, a mio modesto parere, un libro che riporta una storia tragica di una città irresponsabile di quanto le è accaduto e di quanto le accade ancora oggi. Saranno state scelte sbagliate nella individuazione dei candidati per il governo della città? Saranno state politiche scellerate adottate anche con il tacito consenso dei cittadini? Tutto è possibile, ma ora al di là delle narrazioni, di quanto è accaduto, di quanto continua ad accadere, a mio modesto parere, ci sono scelte inappropriate che ancora oggi vengono fatte, ed è per questo che bisogna cambiare registro come ha più volte gridato Paolo Borrometi, durante la presentazione del libro di Bascietto.
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Peppe nel suo libro ha il grande coraggio di scrivere nomi e cognomi, non tutti hanno il coraggio di fare altrettanto, ma la scelta di dare una mano a chi è preposto all’ordine pubblico, è necessaria.
E un passaggio lo voglio dedicare a Paolo, che ha “messo le mani” su argomenti di scottante attualità che riguardano la sua città, Modica, mettendo da parte altri centri di cui si è occupato, e concentrando l’attenzione sulla Contea, che a suo dire, non è priva di peccati.
In questa occasione mi sembra opportuno augurare a tutti, un Anno Nuovo diverso da questo e dagli altri che ci siamo lasciati alle spalle, con l’augurio mio, dell’Editore e di tutta la Redazione, che si possa tornare molto presto a parlare di cultura, benessere, cervelli e aspettative per il futuro dei nostri giovani.