“Giustizia per Fulvio Amarù” il Presidente Sergio Mattarella gli concede la grazia.
03/07/2020
Fulvio Amarù, 39 anni, ex cameramen di Vittoria, nel 2011 era stato condannato dal Tribunale di Caracas, dove si era recato per fare visita al padre Giacomo, perchè accusato di essere un corriere della droga; ma di quella “roba”, Fulvio, ha sempre detto di non saperne nulla. Il tutto è nato per caso, per quanto riguarda Fulvio, ma certamente per scelta studiata nei minimi particolari, per chi lo ha incastrato.
Fulvio Amarù si doveva recare in aeroporto, finito il periodo di soggiorno, e qualcuno si offrì di accompagnarlo in auto, nonostante lui avesse gentilmente rifiutato, ma alla fine l’insistenza di “falsi amici” è prevalsa. Questi pseudo amici infatti, gli consegnarono uno zaino, da portare in Italia, il cui contenuto Fulvio non lo conosceva, ma per convincerlo a portarlo con se, arrivò persino a subire minacce. Varcate le porte di accesso dell’aeroporto di Caracas, appena dentro, l’allarme antidroga rivelò qualcosa all’interno di quello zaino, molto verosimilmente, messo lì per creare confusione attorno a Fulvio e favorire il passaggio di “altri” che non è escluso avessero montato la scena per trasferire grosse quantità di sostanze stupefacenti. In quello zaino, gli agenti trovarono un chilo di cocaina.
Ovviamente il tutto studiato a tavolino, per creare il caos intorno all’innocente italiano, distrarre in questo modo la polizia e consentire ad altri, di passare agevolmente con il loro carico.
Supposizioni? Può essere, fatto sta che in quel periodo, a Caracas, questi fatti erano quasi all’ordine del giorno. Fulvio fu fermato, tratto in arresto con l’infamante e pesante accusa di traffico internazionale di droga, e, dopo un processo che guarda caso, durò pochissimo tempo, fu condannato a 19 anni di reclusione.
Da quel momento iniziò una dura battaglia tra i genitori di Fulvio e il “sistema giudiziario” di quel Paese tanto lontano. Fulvio fu al centro di un caso giudiziario complesso e perverso. I genitori però, soprattutto il padre Giacomo, non si sono mai arresi e sono stati, con caparbia razionalità, alla ricerca di una soluzione legale e legittima, per tirare fuori dal carcere il loro figlio.
Dopo l’arresto il suo calvario giudiziario e la lotta legale per riottenere la libertà, furono il pane quotidiano di Fulvio e dei genitori. Poi finalmente, l’estradizione in Italia, il trasferimento sotto scorta nel carcere di Noto e gli anni di detenzione, all’impronta della buona condotta e del tentativo di far comprendere ai giudici italiani, che la sua era una storia montata che nulla aveva a che fare, con il suo carattere e con il suo stile di vita.
Dopo mesi di ricerche da parte dei genitori, di avvocati, iniziò una vera e propria battaglia legale, fino a quando, nel 2018, il padre scrisse al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, invocando la grazia per il figlio. Il Capo dello Stato ha compiuto il miracolo, e qualche giorno addietro, ha concesso la grazia a Fulvio
Oggi Fulvio dice di essere tornato in vita, di essere rinato, nonostante il segno indelebile dell’ingiustizia subita, non riuscirà mai a dimenticarlo.
Fulvio ha manifestato anche grande riconoscenza alla città di Noto, ai cittadini e alle istituzioni, tutte persone comprensive, generose e affettuose che hanno subito creduto in lui.
Bentornato Fulvio, vedrai che la vita adesso, sarà più generosa nei tuoi confronti.