23 Novembre 2024

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Acate.”Guglielmo Raimondo Castello, i mulini, la Chiesa di San Nicola e l’abbeveratoio”.

Salvatore Cultraro, Acate (Rg), 25 settembre 2023.- Contemporaneamente all’edificazione dei primi locali del Castello, il barone Guglielmo Raimondo Castello fece costruire anche, “da mastro Antonino Cardili, costruttore di Catania, un mulino ad acqua nella detta baronia per il prezzo di onze 8”, come risulta dagli atti del contratto stilato dal notaio Paolo de Cosentino il giorno 8 agosto XIII ind. 1494. Oltre a questo mulino, però, si hanno notizie sull’esistenza di altri mulini all’interno del feudo. Mulini preesistenti a Guglielmo Raimondo. L’emerito e compianto parroco di Acate, don Rosario di Martino, infatti, nella sua opera, “Notamento dell’Antiqua Patronanza dello Biscare” ci dice che “nella concessione regia del feudo a Nicola Castagna si fa presente il diritto, già acquisito da Ruggero de Lamia, all’uso del fiume e delle acque presenti nel feudo”. In particolare vi si legge che Ruggero, unitamente al feudo, “possedeva redditi provenienti per le acque dolci e per gli acquedotti, per i mulini e i proventi di mulini, per le mulattiere e per i pascoli”. Sempre il barone Guglielmo Raimondo Castello, “fece innalzare la Chiesa di San Nicola esistente in detta baronia e fece edificare una biviratura ex novo per il prezzo di onze 4 dal detto mastro Antonino Cardilo come appare dal tenore del contratto celebrato negli atti del notaio Guglielmo di Santa Cruci di Catania il giorno 11 aprile XIV ind. 1496”. Quindi la costruzione delle due opere venne affidata, con un unico contratto, allo stesso muratore. “L’11 aprile 14 ind. 1496, dinanzi a due testimoni, il mastro muratore Antonio Cardili della città di Catania, spontaneamente presenta uno staglio a sue spese, promette e si obbliga al Magnifico Signore Guglielmo Raimondo de Castello, barone della Favarotta presente, di innalzare una chiesa chiamata San Nicola nel feudo de lo Biscaru con calce e arena, nella parte esterna resta rustica, mentre nella parte interna deve essere ben rifinita e abbiancata. Lo stesso mastro muratore è tenuto a fare una biviratura ad calcem ed arenam e di la banda undi si abbivira mintirici seu assistarici cantuni intagliati e devono essere di lunghezza canne tre e di larghizza a discrizioni di mastro Antonio, bene facta chi pozza beni undari d’acqua e di buono astratto che tenga bene l’acqua, che non se spanda, con calce et arena et hoc a spese di mastro Antonio tanto di astratto quanto di caucina comu di tutti l’autri cosi necessari, comu di grappi di ferru e di chiummu per in ghiummari e tutto al prezzo di 4 onze d’oro che mastro Antonio avrà dal detto signore barone.” (Archivio di Stato di Catania- Fondo Biscari- vol. 461 carta 487).

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