Migranti: Cgil, 800 i morti in mare e si continua a criminalizzare chi fugge e chi presta soccorso
Roma – “La doppia tragedia nel Mediterraneo, ad un centinaio di miglia dalle coste calabresi, ci impone un cambio repentino e radicale delle politiche migratorie. Il cordoglio non basta più”. Ad affermarlo, in una nota, la segretaria confederale della Cgil Maria Grazia Gabrielli.“Siamo addolorati il bilancio delle vittime è pesantissimo, – prosegue la dirigente sindacale – e di fronte a quella che è stata definita la strage di bambini, non possiamo restare in silenzio e non possiamo rimanere fermi: al Governo diciamo basta con interventi legislativi disumani, che criminalizzano gli immigrati e che non garantiscono loro diritti”.
Per la Gabrielli: “L’assenza di un sistema in mare efficiente nella ricerca attiva per il soccorso delle persone è causa di queste tragedie, insieme al progetto di esternalizzazione delle frontiere. Il tema dell’immigrazione continua a essere agito in termini emergenziali e di presunta sicurezza nazionale e non si attiva però alcun percorso per prevenire tragedie come questa che si ripetono incessantemente”.
“Sono oltre 800 i morti quest’anno lungo la rotta del Mediterraneo centrale e – aggiunge la segretaria confederale – le uniche azioni che sono state condotte in questi anni guardano al restringimento degli spazi d’intervento e alla criminalizzazione di chi fugge e dei soggetti che prestano soccorso”.
“Basta raccogliere uomini, donne e bambini senza vita in mare, accogliamoli con umanità, attraverso un vero sistema di accoglienza, corridoi umanitari e condizioni regolari di ingresso. Integriamoli – conclude Gabrielli – così come un Paese civile dovrebbe fare”.