Vittoria. Francesco Giordano presente al Peace Festival Film” di Vittoria.
Vittoria. 11.12.2024
Francesco Giordano, attore, regista e sceneggiatore, si forma a Milano nel laboratorio teatrale di “Quelli di Grock”, si specializza a Parigi presso la scuola internazionale di teatro di Lecoque, al suo attivo numerose pièce teatrali, televisive e cinematografiche, in italiano, francese e inglese. Opera tra Parigi, Milano, Roma e Lugano. Fondatore di Ex Anima, unica casa di produzione digito-teatrale avanzata per comunicazione non verbale , aziendale, pubblicitaria.
Francesco è figlio del Magistrato di Corte di Cassazione, Bruno Giordano, anche Francesco, come il padre, vorrebbe cambiare il mondo del lavoro che miete vittime sempre più frequentemente. Ha prodotto un cortometraggio che si chiama “Restare”.
Restare racconta il vuoto lasciato dalle vittime sul lavoro. Una delle pagine più tragiche dell’Italia contemporanea, sempre attuali purtroppo, che spesso nel silenzio di media e istituzioni, conta ancora oggi stragi sul lavoro, con una media di tre morti al giorno, e di un ferito al minuto.
All’indomani di un incidente avvenuto in un cantiere edile, un ragazzo convive con l’assenza del padre e tenta di elaborare quanto accaduto. Il cortometraggio affida al protagonista Francesco Giordano il tentativo di ritornare agli oggetti, ai luoghi e ai gesti che sono adesso rimasti senza un autore e che appaiono privi di senso. La memoria ferita si riempie di rabbia, di desolazione ed abbandono, che rendono irrespirabile la vita domestica e induriscono lo sguardo del ragazzo sul mondo.
La narrazione si costruisce dunque attraverso un doppio movimento: il tentativo del giovane di andare avanti, di superare una perdita incomprensibile, e il suo ritornare ai luoghi e ai gesti del padre per ritrovare il capo di un filo interrotto troppo bruscamente.
La regia di Costanza Giordano, invece, è essenziale, riduce al minimo l’uso della parola per lasciare spazio all’immagine e alla sua capacità evocativa, affidata alla fotografia di Nicolas Tagliabue, forte anche dell’ambientazione urbano-industriale tipica delle periferie del nord Italia, raccontato come luogo di solitudine e lacerazione.
