Redazione Due, Acate (Rg) 6 gennaio 2025.- “Nel suo recente documento, il sindaco Fidone si lancia in una lunga autocelebrazione, che però rivela contraddizioni profonde e un atteggiamento poco trasparente verso la gestione della politica locale, accompagnati dai soliti slogan vuoti. Il Sindaco elogia l’”atto di coraggio” dell’Assessore Dafne Lantino e ne sottolinea la “lealtà al progetto”, salvo poi azzerarne le deleghe. Un gesto che appare più come una punizione mascherata da riconoscimento, dimostrando come Fidone utilizzi le deleghe come strumenti di controllo anziché di governance. Mantenere in carica un assessore senza deleghe equivale a creare un “Assessore allo stipendio”, un ruolo svuotato di significato e utilità per la collettività, ma utile solo a mascherare l’incapacità del sindaco Fidone di prendere una decisione netta. Questo tentativo maldestro di nascondere le divisioni interne alla maggioranza grava inutilmente sulle casse comunali. Dove sono la tanto decantata correttezza e trasparenza quando si perpetuano ruoli privi di valore per i cittadini? Mentre Fidone parla di “progetto” e “bene per Acate”, emerge chiaramente un altro obiettivo: eliminare chiunque non si pieghi al suo volere, etichettando il dissenso come “opacità” o “giochetti utili ai propri interessi personali”. Ma è proprio qui che si svela la vera ipocrisia: il sindaco critica chi avrebbe riferimenti politici o sinergie esterne, mentre non perde occasione per vantarsi delle sue relazioni con l’onorevole Abbate e dell’attenzione che Acate riceverebbe grazie a questa vicinanza. Per Fidone, i riferimenti politici sono concessi solo a lui e ai suoi alleati, mentre per gli altri diventano motivo di accuse di servilismo e opportunismo. Questa doppia morale sottolinea il carattere autoritario della sua gestione. Fidone si arroga il diritto di decidere chi è “fedele al progetto” e chi no, trasformando il dibattito democratico in una politica a senso unico, dove il dissenso viene etichettato come tradimento. La sua idea di lealtà non è altro che fedeltà personale, alla faccia della tanto decantata democrazia e libertà di espressione. Infine, l’arroganza di annunciare che il suo “progetto” proseguirà nella prossima legislatura è l’ennesima dimostrazione di una visione personalistica del potere, in cui Fidone si erge a padrone del destino politico della comunità. Acate non ha bisogno di proclami, né di figure inutili come “assessori allo stipendio”, ma di una guida che ascolti, includa e valorizzi il contributo di tutti, senza repressioni o favoritismi. Fidone dovrebbe ricordare che la politica è servizio, non dominio”.

 

Di redazione due

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