Roma – “Il quadro di incertezze e ritardi nell’attuazione del PNRR su asili e scuole dell’infanzia conferma le ragioni delle nostre numerose denunce. La previsione del possibile mancato conseguimento dell’obiettivo rappresenta un intollerabile fallimento. Un’occasione irripetibile che, se persa, certificherebbe l’incapacità del nostro Paese di raggiungere standard europei e di garantire ai bambini e alle bambine il fondamentale diritto a un percorso educativo di qualità sin dai primissimi mesi di vita”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi a commento del focus dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio sullo stato di attuazione del PNRR – piano asili nido e scuole d’infanzia.

“Attualmente – denuncia la dirigente sindacale – solo il 30% dei bambini e delle bambine può usufruire dell’asilo nido, mentre ne sono ancora esclusi 850 mila. Non solo il Governo finora non ha garantito la spinta necessaria al recupero dei ritardi accumulati – ricorda – ma nella rimodulazione del PNRR di un anno fa ha tagliato oltre 100 mila posti rispetto a quelli inizialmente previsti, e nel recente Piano Strutturale di Bilancio ha aggirato l’obiettivo del 33% di posti da garantire entro il 2027 (e di quello del 45% da raggiungere entro il 2030) trasformandolo in un obiettivo nazionale, mentre l’obiettivo su base regionale è sceso al 15%, il che lascerebbe immutati i divari territoriali con un’ulteriore penalizzazione soprattutto del Meridione”.

Barbaresi sottolinea poi che “a ciò va aggiunto che con i tagli agli Enti locali previsti nella Legge di Bilancio, diventa ancora più drammatico il nodo irrisolto delle risorse per la gestione ordinaria dei nidi e ancor più difficile scongiurare il rischio di strutture esistenti sulla carta ma impossibilitate ad operare. Per arrivare all’obiettivo europeo del 45% – spiega infatti in conclusione – devono essere attivati 200 mila posti in aggiunta agli attuali, per i quali occorrono 2 miliardi di euro in più all’anno per la gestione corrente e almeno altre/i 45 mila educatrici/tori”.

Di Redazione

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