A Vittoria la protesta dei sindaci iblei contro i tagli dello Stato
VITTORIA – Si è scelto un luogo simbolo di Vittoria per la protesta itinerante dei sindaci iblei contro le politiche di smantellamento delle autonomie locali decise dal governo nazionale.
Ieri mattina, i sindaci dei dodici Comuni della provincia, accompagnati dai presidenti dei Consigli comunali, si sono dati appuntamento nella tenda della parrocchia dello Spirito Santo, nel quartiere Forcone, per dire no ai tagli decisi dallo Stato nei confronti dei Comuni.
Ad aprire la manifestazione è stato il sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, che ha rivendicato attenzione e risorse per gli enti locali.
“Registriamo un totale scollamento – ha detto il primo cittadino, che ha ringraziato padre Beniamino Sacco per avere acconsentito ad ospitare la manifestazione – tra la catena delle istituzioni e la politica e non ci sentiamo rappresentati da chi governa Stato e Regione. Vittoria un tempo era una città ricca, che ce la faceva con le proprie risorse. Ora che l’agricoltura è in crisi, e che l’intera economia è in crisi, facciamo fatica a garantire le manutenzioni e i servizi. A causa dei drastici tagli decisi dai governi, ci troviamo in forte difficoltà. Pretendiamo una posizione più decisa da parte dell’Anci nazionale, che non può e non deve appiattirsi sulla linea scelta dal governo. Bisogna recuperare risorse e attenzione nei confronti dei Comuni”.
Anche padre Sacco ha rivendicato attenzione nei confronti delle persone e, in particolare, delle fasce deboli. “Ho voluto accogliere i sindaci iblei nella tenda che sostituisce la chiesa – ha affermato – per dire che la precarietà è un elemento importante. Questa è una specie di piazza dove la gente si incontra: qui vengono in tanti a bussare, e per tutti dev’esserci una risposta. La battaglia dei sindaci è la nostra battaglia”.
“Questa protesta – ha dichiarato il primo cittadino di Ragusa, Federico Piccitto – ha un alto valore simbolico. Oggi noi sindaci viviamo nell’incertezza e all’orizzonte vediamo una notte cupa. Non poter garantire servizi essenziali come gli scuolabus e l’assistenza alle famiglie in difficoltà significa essere al capolinea della democrazia, alla vigilia della barbarie. Non siamo più disposti a fare i sicari, e continueremo con questa protesta: oggi saremo a Chiaramonte, domani a Modica”.