Salvatore Cultraro, Acate (Rg), 29 agosto 2023.- Stiamo apprendendo da alcuni organi di informazione la recente volontà di alcune aziende di ritornare a coltivazioni tradizionali del passato, come quella del “cotone”. Una scommessa lanciata dall’imprenditore, Manlio Carta titolare dell’azienda agricola “Santiva”, a Pollina, in provincia di Palermo. Una decisione dettata dalla tendenza dell’alta moda nel cercare tessuti sempre più naturali, abbandonando le fibre sintetiche, e la composizione del terreno siciliano, prevalentemente argilloso, con il giusto apporto di umidità che si presta benissimo alla coltivazioni del cotone, definito, “Oro Bianco”, quel cotone la cui coltivazione fu introdotta in Sicilia dagli Arabi e che chiamarono “qutun”. Anche il glorioso feudo di Biscari, antico ed originario nome di Acate, fu adibito, nella sua splendida valle, alla coltivazione del cotone, oltre che del lino e della canapa. Dall’enciclopedica opera del compianto ex parroco di Acate, don Rosario Di Martino, “Biscari ed il suo Martire che Sorride”, apprendiamo quanta ricchezza già rappresentasse, a partire da Agatino Paternò Castello, VIII Barone nonchè Primo Principe di Biscari, “la coltivazione della canapa, fonte primaria di benessere e la quantità che vi si produceva era tanta da poterla anche esportare nel continente e nell’isola di Malta. Pertanto nel feudo si avviò anche l’industria della lavorazione della canapa e con l’andar del tempo sorsero delle fabbriche tessili”. L’abbondanza di produzione ed il commercio che c’era a Biscari si deduce anche da parecchi contratti di vendita di canapa, di lino e di cotone, stipulati sotto il principato di Vincenzo Paternò Castello. Sempre don Rosario Di Martino, nella sua opera citata, ci riferisce della fondazione da parte di Vincenzo Paternò Castello, IV Principe di Biscari, “di una fabbrica di telerie, un cotonificio ed una fabbrica di biscotti”. Nel 1791, Vincenzo Ignazio Paternò Castello,VI Principe di Biscari impiantò a Biscari un grande Teleificio ed il 27 giugno del 1795 stipulò un contratto con un certo “Luigi Wurff, originario della città di Rumbourg, del Regno di Germania, ma abitante nella Terra e Stato di Biscari per dirigere il Teleificio ed istruire le persone che vi lavoravano”. Ecco un contratto di assunzione di una lavoratrice prima della gestione di Wurff: “Biscari 21 ottobre 1791. Concetta Leopardi, quale direttrice della fabbrica di tele di proprietà dell’Illustre Principe della Terra e Stato di Biscari, assume Concetta e Carmela Lucifora, esperte nell’arte del filare, cardare, tesser ed esercitarsi nell’altri lavori di canape e lini soliti farsi in detta opera con esercitarli con tutta fedeltà e attentione, senza commettere e far commettere frode alcuna”. (Archivio di Stato di Modica- Fondo notarile di Biscari- n. 6, vol.15, anno 1791). Questo Teleificio, unitamente ad una preesistente fabbrica di vetri ed allo zuccherificio, non solo creò numerosi posti di lavoro per gli abitanti di Biscari ma incrementò anche le colture del lino, della soda. del cotone e della canna da zucchero, vere e proprie ricchezze del feudo.