Acate. “Gli antichi pozzi di Biscari”.
Salvatore Cultraro, Acate (Rg), 20 febbraio 2022.- Il territorio di Biscari, antico nome di Acate, è stato da sempre ricco di acqua, proveniente da numerosissime sorgenti naturali le quali magistralmente incalanate, alimentavano abbeveratoi, mulini, fontane pubbliche, sistemate in prossimità degli ingressi del paese e lavatoi pubblici. Considerato che i cosiddetti “furbi” sono sempre esistiti qualcuno anche allora ne approfittava per deviare l’acqua per i propri interessi come ci fa sapere l’emerito e compianto parroco Don Rosario Di Martino nella sua opera: “Notamento dell’Antiqua Patronanza dello Biscare- Guglielmo Raimondo Castello Fondatore della Città di Biscari”. “Interessante la protesta del Principe- si legge- alla Corte Capitanale del Regno contro il bovaro di una certa donna Maria Terranova, con la quale s’accusa di spoglio violento dell’acqua e per aver impedito alle lavandare biscarane il possesso o sia il diritto di lavare le loro biancherie nelle fontane del Baucino possesse da molto tempo dal Sig. principe e per di lui munificenza date all’uso suddetto alle riferite Lavandaie…” (Archivio di Stato di Catania- Fondo Biscari- col. 648, pag 531). Sempre nella suddetta opera citata, Don Rosario ci da notizie sull’esistenza di alcuni pozzi situati all’interno del centro abitato di Biscari, ormai non più visibili. “Nel 1689, don Ignazio Paternò Castello III Principe di Biscari, diede ordine per fare un puzzo nella piazza per il publico et un altro dove è lo piano del Carmine et altro sotto San Giuseppe per servizio di tutti i terrazzani, per non esserci altra acqua in detta Terra e si spesaro di denari accomodati dal Sig. principe onze 66 per sicchi di ramo e ferramento per tirarsi e laltro con sui cordi”. (Archivio di Stato di Catania- Fondo Biscari- vol. 379 pag. 255).