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Acate. I riti della Settimana Santa.

Salvatore Cultraro, Acate (Rg), 24 marzo 2015.- Con la benedizione delle Palme prenderanno il via, domenica, anche ad Acate i tradizionali riti della Settimana Santa che animano giornate di fede e di festosità, di meditazione e di spettacolo, in una simbiosi che rende solo apparenti i contrasti. Riti, tradizione e cultura trovano infatti una giusta mescolanza nelle varie processioni e rappresentazioni sacre che si susseguono nel corso della Settimana Santa.  Il primo appuntamento, dopo la domenica delle Palme, è quello del Mercoledì Santo con la processione del suggestivo simulacro del “Cristo alla Colonna”, riccamente adornato di fiori. La processione si articola in due fasi. Alle 18,00 la statua, partendo dalla chiesa del Carmelo, in Piazza Crispi, raggiunge la Chiesa Madre per le funzioni sacre del Mercoledì Santo, riproponendo lungo il percorso cittadino, con lo straziante e lugubre acuto di una tromba, suonata dal maestro Emanuele Cirnigliaro, ed il sordo rullare di un tamburo, che ispirano tanta pietà, la Via Crucis. Verso le 20,00, la statua del Cristo, portata a spalla dai giovani secondo una antica consuetudine, preceduta da una gran folla di fedeli muniti di grosse torce di cera, viene riportata in processione fino alla chiesa del Carmelo con il sottofondo della marcia funebre eseguita dalla locale banda che accentua, tutt’intorno un senso di malinconia. Ma il giorno più atteso è senza dubbio quello del Venerdì Santo, quando sacro e profano si fondono, anche se il primo aspetto riesce sempre a sopravvalere sul secondo. Tra i riti sacri della Settimana Santa in Sicilia, quello del venerdì ad Acate, pur non essendo tra i più noti, è senza dubbio uno dei più suggestivi e spettacolari. Nel corso della mattina una lunga processione con il simulacro di Gesù che porta la croce sulle spalle, immutabile da decenni, si snoda lenta e solenne lungo le vie principali del paese, risalendo dalla chiesa di San Vincenzo fino al Calvario, eretto nell’omonima piazza. Lungo il percorso, una fanciulla del luogo, che impersona la Veronica, asciuga il volto insanguinato del  Cristo, il cui capo  viene fatto reclinare in segno di ringraziamento. Ai Quattro Canti, invece, avviene la scena più commovente, l’incontro della Madre Addolorata con l’Amato Figlio, che guardandola, alza per tre volte il braccio destro in segno di saluto. Sono pochi attimi, ma riescono a creare un’atmosfera surreale che intenerisce i cuori della gente. La Madonna, quindi, affranta, cede il passo al Figlio, fino al Calvario, dove il predicatore intrattiene la folla sul mistero della reincarnazione. La sera invece, sempre del venerdì, con la sacra rappresentazione, comunemente detta “I setti parti”, viene riproposta la Passione e morte del Cristo. Il dramma, liberamente tratto con sostanziali modifiche sia al testo che alla scenografia, da un opera del barone vittoriese Alfonso Ricca, viene interpretato da un’abile compagnia teatrale locale, l’Hobby Club, costituita da giovani che ogni anno si impegnano per lungo tempo studiando parti e battute allo scopo di fornire alla finzione scenica la ricostruzione minuziosa del dramma di Cristo. I protagonisti, romani e giudei, nella policromia dei tradizionali costumi, ricostruiti sui modelli dell’epoca attraverso un paziente lavoro di ricerca, riescono a rendere sempre più drammatica e reale la rappresentazione, offrendo uno spettacolo di grande suggestione e di rilevante coinvolgimento spirituale che, ancora oggi, riesce a strappare autentiche lacrime di commozione ai numerosi spettatori. La giornata si chiude in modo solenne con la processione del Cristo Morto nell’urna, che percorre all’inverso il tragitto della mattina, accompagnato anche da molti bambini che portano dei caratteristici lampioncini illuminati multicolori. Una tradizione, quindi, che riesce ancora a sopravvivere ad Acate quando, per le mutate condizioni storiche e culturali, tante altre, sacre e profane, vanno pian piano scomparendo.

 

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