Salvatore Cultraro, Acate (Rg) 16 ottobre 2024.- Una volta ottenuto il feudo di Biscari, il Barone Guglielmo Raimondo Castello avviò la costruzione di un Castello non solo come sua dimora ma principalmente quale difesa del feudo, il fiume Dirillo che lo attraversava, infatti, costituiva una via di comunicazione facilmente percorribile dai pirati tanto che l’intera vallata era soggetta a continue tragiche invasioni. Il 21 ottobre 1492 il barone Guglielmo Raimondo stipulò con i muratori Paolo ed Antonio Cantarella, padre e figlio, un contratto per la costruzione del Castello. Il Barone diede loro duecento onze per costruire una torre, un cortile con un portico con un muro di tre palmi per tutta la lunghezza e un “dammusum” di pianta quadrata, largo tre canne. L’altezza della torre dal suolo alla sommità doveva essere di venti palmi fino alla chiave di volta per poi murare fino al solaio per altri diciotto palmi. Infine i muratori avrebbero dovuto realizzare sul “dammuso”, una porta e tre finestre. Sopra le finestre avrebbero dovuto realizzare una “grata” o “vardiola” al fine di controllare e difendere a vista la porta. Naturalmente i muratori poterono usufruire per il materiale occorrente, di tutto ciò che si trovava nel feudo: acqua, arena, legna, pietre, frasche ecc. I lavori per la costruzione del Castello iniziarono subito e nel 1494 quanto progettato era già una realtà. Dopo pochi mesi il Barone Guglielmo Raimondo ottenne dal Vicerè, Ferdinando La Cugna (o Ferrante de Acugna) l’autorizzazione per la costruzione di un Castello vero e proprio. Nella concessione, infatti, viene menzionata una torre, una fortezza, di bastioni merlati e di case da mettere a disposizione di chi intendesse abitare nella “Baronia del Biscari”. (Don Rosario Di Martino, “Biscari e il suoSanto che sorride”. Archivio di Stato di Catania- Fondo Biscari). A ricordo di tale edificazione fu posta una lapide in marmo con l’arma della casata sorretta da due draghi. Lapide trafugata durante il periodo “oscuro” di totale abbandono del maniero e gentilmente donata ad Acate il 17 settembre 1996 dalla Nobil Donna, Agata Paternò Raddusa ed attualmente esposta su di una parete della Sala Consiliare (ex scuderie del Castello).

 

Di Salvatore Cultraro

Nato ad Acate. Nel 1986, ha conseguito la specializzazione quale Educatore per disabili in età evolutiva. Dal 1988 dirige il Centro di differenziazione didattica per disabili di Acate. Giornalista pubblicista, dal 1984 al 1990 ha collaborato con il Giornale di Sicilia di Palermo, dal 1991 al 2003 con la Gazzetta del Sud di Messina e dal 2004 al 2008 con la Sicilia di Catania. Nel 2009 ha diretto la redazione giornalistica dell’emittente televisiva locale “Free TV” di Comiso. Inoltre ha diretto il periodico "I 4 Canti" e dal 2001 al 2009 ha tenuto Corsi di Giornalismo presso le scuole elementari e medie di Acate e Vittoria. Appassionato di storia locale, negli anni Ottanta ha pubblicato alcune sue ricerche sulla presenza nel territorio di Acate di alcuni importanti siti rurali risalenti al periodo geco-romano e medioevale. Nel dicembre del 2013 ha dato alle stampe, unitamente al prof. Antonio Cammarana di Acate, un volumetto sull’antico Lavatoio Pubblico di contrada “Canale”.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
RSS
Follow by Email