Salvatore Cultraro, Acate (Rg), 5 febbraio2025.- Le spoglie mortali di don Vincenzo Paternò Castello,VII Barone di Biscari (antico nome di Acate), insediatosi l’8 ottobre 1609, riposano nelle cripte della chiesa Madre di Acate, intitolata a San Nicolò di Bari. Don Vincenzo successe al fratello Francesco, morto senza eredi, figlio di don Orazio Paternò Castello, prematuramente scomparso il 16 luglio dell’anno 1608. Ma anche nei confronti di don Vincenzo, la vita non fu affatto generosa e dopo appena nove anni di matrimonio, con donna Maria La Restia, Baronessa di San Filippo, sposata il 1° febbraio 1610 nella chiesa di San Nicola a Ragusa Ibla, come risulta nei registri di matrimonio conservati presso l’Archivio Parrocchiale della Basilica di San Giorgio in Ragusa Ibla, anche lui morì. A proposito del suo matrimonio il compianto ed emerito parroco di Acate, don Rosario Di Martino, nella sua enciclopedica opera, “Biscari ed il suo Santo che sorride” avanza una ipotesi relativa al cambio di denominazione della Chiesa Madre di Acate, precedentemente intitolata a San Biagio e successivamente a San Nicolò, nome che ancora oggi rappresenta tutta l’unica parrocchia della cittadina iblea. “Non era raro il caso che qualche barone-si legge nella suddetta opera- a ricordo di una persona o di un evento importante della sua vita, ne perpetuasse il nome ribattezzando la propria città di cui era padrone o dedicando qualche chiesa ad un Santo. La dedicazione della Chiesa Madre di Biscari a San Nicola forse è dovuta al volere di don Vincenzo e di donna Maria, nel ricordo della Chiesa di San Nicola, nella quale fu benedetto il loro matrimonio”. Ma ritornando alla prematura scomparsa di don Vincenzo ed alla sua tumulazione nella chiesa Madre, di tale triste episodio ce ne da testimonianza il sacerdote don Matteo De Vita con una sua annotazione ufficiale del 23 settembre 1619. “Io Don Matteo de Vita- si legge nel documento- Vicario beneficiato della Matrice Chiesa sotto il titolo di San Nicola di questa terra del Biscari…trascrivo la seguente annotazione: Die 10 septembris 3a indizione 1619, Don Vincenzo Paternò et Castello barone di questo stato del biscare morsi e fu sepulto in questa predetta matrice chiesa del biscare…”. (Archivio di Stato di Palermo- Protonotaro del Regno, Processi di investiture n.1568, busta n. 4028). Purtroppo sembra che la “morte” si fosse accanita sulla famiglia Paternò Castello infatti dopo appena un anno e mezzo dalla dipartita del padre, il Barone Vincenzo, passò a miglior vita anche il suo primogenito di appena 4 anni Giovanni Battista, anche lui sepolto nella chiesa Madre di Biscari accanto al padre. “Il 20 di questo mese di gennaio di mercoledì-si legge nella citata opera di don Rosario Di Martino-alle ore cinque circa di notte di detto giorno, si morse e parti da questa a miglior vita, nella città di Ragusa, Don Giovanni Battista Paternò et Castello ultimo Baronello della terra e stato del Biscare…il 21 del detto mese alle ore due circa di notte si portò ad seppellirsi nella detta terra del Biscare, nella matrice chiesa di detta terra sotto il titolo di San Nicolao….”

 

Di Salvatore Cultraro

Nato ad Acate. Nel 1986, ha conseguito la specializzazione quale Educatore per disabili in età evolutiva. Dal 1988 dirige il Centro di differenziazione didattica per disabili di Acate. Giornalista pubblicista, dal 1984 al 1990 ha collaborato con il Giornale di Sicilia di Palermo, dal 1991 al 2003 con la Gazzetta del Sud di Messina e dal 2004 al 2008 con la Sicilia di Catania. Nel 2009 ha diretto la redazione giornalistica dell’emittente televisiva locale “Free TV” di Comiso. Inoltre ha diretto il periodico "I 4 Canti" e dal 2001 al 2009 ha tenuto Corsi di Giornalismo presso le scuole elementari e medie di Acate e Vittoria. Appassionato di storia locale, negli anni Ottanta ha pubblicato alcune sue ricerche sulla presenza nel territorio di Acate di alcuni importanti siti rurali risalenti al periodo geco-romano e medioevale. Nel dicembre del 2013 ha dato alle stampe, unitamente al prof. Antonio Cammarana di Acate, un volumetto sull’antico Lavatoio Pubblico di contrada “Canale”.

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