Salvatore Cultraro, Acate (Rg), 24 marzo 2020.- Percorrendo la navata laterale destra della Chiesa Madre di Acate, dedicata a “San Nicolò di Bari”, in prossimità dell’altare della Madonna di Medjugorje, affissa al muro, si nota una pietra tombale recante il nome di un ex Vicario e Parroco di Acate. La lapide tombale è quasi illeggibile, si intravede solo, a stento, il nome del prelato, “Parroco e Vicario, Don Raffaello Digeronimo….”. In effetti, come ci documenta lo storico Carlo Addario, nel suo volumetto “Passeggiate Storiche, edito nel 1952, si tratterebbe della pietra tombale del Parroco, “don Raffaele Digeronimo morto nel 1859 all’età di 79 anni”. Come si può evincere, dalle foto allegate all’articolo, la collocazione della pietra tombale, nell’attuale posizione, su una parte della parete della navata destra, risale alla conclusione dei lavori di ampliamento e ristrutturazione della “Chiesa Madre”, terminati nel 2009. Originariamente l’attuale pietra tombale era collocata, quasi davanti la Madonna di Medjugorje, sul pavimento antico, sottostante quello successivo dei Primi del Novecento, ed era posta a chiusura ed indicazione della sepoltura del Parroco Di Geronimo, secondo una più che secolare tradizione che voleva simili sepolture di prelati, nobili ed altri importanti personaggi locali, sul pavimento delle Chiese. La scoperta della sepoltura è stata del tutto casuale. Durante i lavori di restauro della Chiesa Madre, dovendo sostituire il vecchio pavimento è emersa la pietra tombale a copertura della sottostante sepoltura del Parroco. Una sepoltura molto sobria contenente la cassa in zinco del prelato, vestito con il saio di Frate Cappuccino. Sempre durante i lavori di ampliamento e ristrutturazione della Chiesa Madre, sul vecchio pavimento, ed in modo particolare in prossimità delle due navate laterali, sono emerse altre sepolture, in condizioni estremamente precarie per le precedenti manomissioni dovute a lavori di ristrutturazione e di ripavimentazione della Chiesa. Come è emersa, anche se della sua presenza se ne è avuta sempre abbondante e dettagliata notizia, una seconda Chiesa sotterranea, simile all’attuale visibile in superficie, compresa una cappella nobiliare contenente i resti mortali di alcuni componenti della famiglia Paternò Castello, tra cui un principino, ed una infinità di ossa umane sparse in tutte le sottostanti cripte a mo di cimitero, in modo particolare sotto l’ex Altare Maggiore della vecchia Chiesa e sotto i vari altari presenti nelle due navate laterali. Ma questo argomento, documentato visivamente dal sottoscritto durante i lavori di ristrutturazione ed ampliamento della Chiesa, grazie anche alla gentile collaborazione del parroco emerito don Rosario Di Martino, sarà oggetto di successivi e dettagliati articoli specifici, corredati anche da foto inedite.