23 Novembre 2024

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Acate. La maestra, il sisma dell’Emilia ed il mancato trasferimento.

Redazione Due, Acate (Rg), 19 maggio 2016.-  Alle ore 4,00 del mattino del 20 maggio 2012, un violento sisma colpisce alcuni comuni del modenese e del ferrarese, seminando morte e distruzione. Tra le tante famiglie, “non emiliane”, residenti in quei luoghi, ve ne è una di Acate, piccola realtà della provincia di Ragusa, da tre anni domiciliata in una cittadina della provincia di Modena, Concordia sulla Secchia. E’ quella di una “maestra” di scuola Primaria costretta ad emigrare insieme ai suoi familiari, dopo più di dieci anni di precariato nella scuola, in terra emiliana perché la sua “amata” Sicilia, oltre  “al sole, al mare ed al caldo”, non è in grado di offrirle null’altro, neanche un lavoro stabile e sicuro. Benchè colta nel sonno, quindi nella totale impotenza, la maestra e i suoi familiari riescono a porsi in salvo, uscendo indenni dal violento sisma. Meno fortunata la propria abitazione anche se, tutto sommato, ha retto bene alla scossa riportando solo lievi danni. Per la maestra acatese e la sua famiglia inizia un periodo di grandi disagi, nonché di paura e terrore. Le scosse si ripetono con costante cadenza per giorni e giorni. Ma la vita deve continuare, non può fermarsi. E quindi, pur nel continuo terrore, dopo i primi giorni di confusione ed indecisioni, le attività riprendono nella quasi normalità incominciando ad abituarsi ed a convivere con le “scosse”. Riaprono le scuole e la maestra di Acate ritorna al proprio lavoro. Certo non c’è più la serenità e la tranquillità di prima. Si deve stare sempre sul chi va là pronti a scappare fuori al primo tremolio. Anche a casa si cerca di riprendere la vita di sempre. Ormai quando arrivano le “scosse” non si scappa più, ci si ferma per quegli interminabili secondi e poi, terminato il tremolio, si ritorna alle attività interrotte. Quindi quasi tutto normale durante il giorno, tranne che la notte! La paura ed il terrore per la scossa del “venti maggio” faticano ad essere rimosse e così alle venti di ogni sera, dopo una fugace cena, si raccolgono coperte, cuscini e pochi oggetti di prima utilità e si va a dormire in macchina, insieme agli altri, in un luogo all’aperto, lontano da potenziali pericoli. Una situazione che va avanti per nove notti. Tanta è la paura per quello che si è vissuto che lo scomodo abitacolo dell’automobile lo si paragona, ormai, quasi alla suite di un lussuoso albergo. Alle cinque del mattino, sveglia (si fa per dire!), caffè, cornetto e si ritorna a casa per lavarsi e cambiarsi d’abito prima di andare al lavoro, sperando che la terra prima o poi “si stanchi di tremare”. Ma così non è. Il peggio deve ancora arrivare. Alle 9,04 del 29 maggio un’altra violentissima scossa, che sfiora il 7° grado della scala Richter, semina nuovamente morte e distruzione. Edifici pubblici, chiese, abitazioni private si sgretolano, crollando al suolo. La maestra di Acate, come tutte le mattine, a quell’ora, è a scuola con i suoi alunni. Dei piccoli angioletti di prima elementare. Neanche il tempo di rendersi conto di quello che sta accadendo che l’aula scolastica viene ricoperta di calcinacci. I banchi si rovesciano al suolo, le plafoniere si staccano dal soffitto lasciando penzolare nell’aria pericolosissimi fili della corrente elettrica. I bimbi sono terrorizzati, come pietrificati dalla paura. In quei tragici momenti a nulla valgono le “prove di evacuazione” che periodicamente si fanno. La realtà è ben diversa dalla finzione. I bimbi si aggrappano, come pulcini alla chioccia, alla propria maestra. La loro salvezza dipende, infatti, da lei. E la maestra acatese non si perde d’animo, non viene meno al proprio dovere. A rischio della propria incolumità, con freddezza ed estremo coraggio, riesce a mettere in salvo tutti e venti i suoi piccoli alunni portandoli, dopo varie peripezie, in un luogo aperto antistante la scuola e riconsegnandoli, sani e salvi, ai propri genitori prontamente accorsi nei pressi della scuola. Sui loro volti rigati dalle lacrime, si legge chiaramente il terrore dell’incognita, la paura di non sapere se i loro bimbi fossero vivi o meno. Negli occhi della maestra, invece, la gioia di aver salvato tutti i suoi alunni. Una gioia che dura solo pochi istanti perché lei ed i suoi alunni sono salvi ma il suo pensiero va immediatamente al proprio figlio, anch’egli a scuola, ed al marito. Ancora qualche minuto di disperazione e poi la famiglia acatese riuscirà a riabbracciarsi. Per fortuna sono tutti vivi ed incolumi. Per la seconda volta il destino ha voluto graziarli. Quella che, invece, questa volta ha riportato gravi danni a causa della seconda e violentissima scossa, è la loro abitazione, ormai inagibile! Per la maestra acatese e la sua famiglia, pertanto, a causa di incombenze scolastiche e lavorative che non permettono l’immediato rientro al proprio paese, inizia un nuovo calvario durato circa un mese, fino al 2 luglio, data del loro rientro ad Acate. In questo lungo arco di tempo vengono sistemati presso un campo di accoglienza allestito dalla Croce Rossa Italiana. Come ben si sa, gli eventi catastrofici sono per i media come lo zucchero per le mosche. E dopo un paio di giorni la tendopoli diviene, “meta di pellegrinaggio” di giornalisti di testate ed emittenti televisive nazionali. Durante una di queste “escursioni”, qualcuno all’interno della tendopoli racconta alla giornalista Alessandra Viero, inviata, per un collegamento in diretta, dalla redazione della nota trasmissione serale di Rete 4 “Quarto Grado”, il “gesto eroico” della maestrina. Con l’aiuto dei responsabili della tendopoli, viene subito individuata la tenda che ospita l’insegnante acatese e nonostante l’iniziale rifiuto da parte della maestra di raccontare quanto accaduto con i suoi alunni, dietro le insistenze degli stessi genitori e della giornalista, parte la diretta. Ormai tutta l’Italia è al corrente dell’eroico gesto ed il 4 giugno la maestra viene invitata presso gli studi Mediaset di Cologno Monzese per raccontare, nuovamente in diretta, il salvataggio dei suoi alunni, questa volta nel corso della nota trasmissione pomeridiana di Canale 5. “Pomeriggio 5 Cronaca” (dalla programmazione Mediaset di Canale 5 di lunedì 4 giugno 2012: “Terremoto Emilia –A Pomeriggio 5, gli aggiornamenti, le testimonianze ed i pareri degli esperti. Oggi ospite in studio c’è **********, la maestra che ha salvato tutti i suoi alunni durante il terremoto”).  Una improvvisa notorietà che impaurisce e disorienta la maestra. A causa della sua innata umiltà e semplicità, infatti, non riesce a comprendere il perché di tanto clamore a suo dire, “esagerato ed eccessivo” in quanto non avrebbe fatto nulla di eccezionale ma solo ed esclusivamente il “proprio dovere”. Ma come accennato prima, questi episodi sono delle vere e proprie “ghiottonerie” per i media e nel giro di pochi giorni le principali testate giornalistiche nazionali, RAI 1, RAI 3, SKY partono all’assalto della tendopoli tanto da costringere la maestrina a nascondersi, proprio per il suo carattere schivo e riservato, ogni volta che intravede entrare dai cancelli della tendopoli, giornalisti e pulmini con parabole e trasmettitori televisivi. Per fortuna arriva il fatidico giorno della partenza verso la Sicilia. Al suo rientro ad Acate la “maestra eroina” (così infatti è stata soprannominata dai media nazionali) riceve innumerevoli attestazioni di affetto e solidarietà da parte di amici, parenti e semplici conoscenti, al corrente dell’accaduto grazie, anche, ai servizi televisivi. Da quel giorno vive ed insegna, momentaneamente, nella sua città d’origine e nei comuni limitrofi. Un temporaneo Decreto Ministeriale le ha permesso, fino ad ora, di soggiornare a casa sua, negandole, però, da ben quattro anni l’auspicato trasferimento.

Salvatore Cultraro

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