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Acate. ”Le stragi dimenticate e il prof. Castaldi, ricercatore ignorato”.

Redazione Due, Acate (Rg), 15 luglio 2017.- Da tantissimi anni ormai nella nostra cittadina non si parla d’altro che dei tragici eventi bellici del 1943. Sono stati organizzati convegni, conferenze, mostre, celebrazioni si sono date alle stampe numerose pubblicazioni, il tutto finalizzato a far finalmente luce su quelle pagine buie della nostra storia recente perché le vittime innocenti prima o poi rivendicano giustizia e la storia non può certo sottrarsi a questa sacrosanta richiesta. Grazie alla tenacia di storici locali e non e alle loro minuziose ricerche si è finalmente riusciti a ricostruire nei minimi dettagli quegli eventi dando anche un nome a gran parte delle vittime innocenti. Questo ci fa immensamente piacere, quello che ci amareggia un po, invece, è il fatto che non sia mai stato dato il giusto risalto, anzi per essere più precisi, lo si è completamente ignorato, a chi per primo portò all’attenzione dell’opinione pubblica e dei mas media quei tragici fatti, mettendo poi, successivamente, in moto quella vera e propria, “macchina da guerra”, composta da storici e ricercatori. Mi riferisco al professore Vincenzo Castaldi di Varese. Per molti un emerito sconosciuto ma in realtà il vero e primo artefice di questa, “sete di giustizia”. Ma veniamo ai fatti. Il 29 gennaio del lontano 1995, il prof Castaldi, docente di Storia e Filosofia, invia un esposto al Procuratore della Repubblica di Ragusa (copia del quale invierà successivamente anche al sottoscritto per conoscenza) denunciando un eccidio compiuto da militari americani il 14 luglio del 1943 nei pressi dell’aeroporto di Biscari. Nell’esposto il prof Castaldi fa presente, “di aver appreso del massacro, subito dopo l’attacco alleato all’aeroporto di Biscari ed il ferimento di 12 fanti americani, prima di 36 soldati italiani che si erano già arresi e successivamente di altri 45 soldati italiani e 3 tedeschi anch’essi prigionieri, grazie ad una missiva ricevuta il 17 gennaio del 1995 dal ricercatore storico Joseph Agnone che fa riferimento a una pagina da lui tradotta in italiano tratta dal libro “The second world war” di martin Gilbert, pubblicato dalla “Henry Holt and Company di New York”. Sempre nell’esposto, il prof Castaldi fa presente al Procuratore della Repubblica di Ragusa, di aver voluto segnalare l’episodio affinchè, “siano poste in essere le necessarie iniziative tese ad accertare la veridicità dei fatti riportati nel libro di Martin Gilbert. La notizia dell’esposto alla Procura della Repubblica fu immediatamente resa nota dall’agenzia ANSA ed un pomeriggio dei primi di febbraio, sempre del 1995, ricevetti una telefonata dalla redazione ragusana della Gazzetta del Sud, quotidiano per il quale all’epoca scrivevo, dove mi si chiedevano delucidazioni sull’episodio del massacro e notizie sull’aeroporto di Biscari. Disconoscendo entrambi i quesiti, mi attivai immediatamente per raccogliere eventuali notizie dalla viva voce degli anziani del luogo e dalla loro memoria storica. Ma con mio grande stupore tutti erano all’oscuro del massacro e dell’esistenza di questo aeroporto, pur ricordando dettagliatamente altri tristi episodi bellici accaduti in quel periodo nella nostra cittadina e nelle campagne limitrofe. Qualcuno mi parlò di una piccola pista di fortuna in contrada Bosco Piano, utilizzata, come scalo improvvisato, dagli aerei dell’Asse quando gli altri aeroporti erano sottoposti a massici bombardamenti Alleati, ma non aveva nulla a che fare con l’aeroporto militare di Biscari. Quando ormai rassegnato per il fallimento delle mie ricerche stavo per arrendermi e comunicare al giornale l’impossibilità a fornire notizie certe su quanto richiestomi, mi trovai, casualmente, a parlare di questi avvenimenti con l’amico Pippo Ciriacono, originario di Caltagirone, il quale nella nostra lunga chiacchierata, che si trasformo successivamente in intervista, non solo mi confermò di aver sentito parlare dell’esistenza di questo aeroporto, ubicato però non a Biscari, bensì nella piccola frazione calatina di Santo Pietro, ma mi raccontò anche un altro tragico eccidio, anche questo perpetrato dagli americani, di inermi coloni avvenuto nello stesso periodo a Piano Stella, presso le Case Coloniche, a pochi chilometri dall’aeroporto, dove aveva perso la vita anche suo padre, mentre lui si era salvato per miracolo in quanto graziato dagli americani all’ultimo momento a causa della sua giovanissima età. Grazie all’aiuto ed alla collaborazione dell’amico Ciriacono, mi recai immediatamente ad ispezionare quei luoghi per apprendere notizie. Per circa 15 giorni, ogni pomeriggio mi recai a Santo Pietro, bussando letteralmente casa per casa alla ricerca di particolari sull’eccidio dei militari e sull’aeroporto. Inizialmente nessuno ricordava nulla ma poi piano, piano sotto la spinta delle mie pressanti domande incominciarono ad emergere interessantissimi particolari. Qualcuno mi consigliò di contattare l’ex parroco della frazione calatina, padre Salvatore Zaffarana, ormai in pensione a Militello suo paese di origine, in quanto avendo guidato la parrocchia dal 1947 al 1993 probabilmente ricordava qualcosa. Il colloquio telefonico con l’ex parroco, fu proficuo solo in parte, per l’individuazione del sito dell’aeroporto in quanto don Salvatore mi confermò che all’atto del suo insediamento a Santo Pietro, dell’aeroporto ormai non vi erano più tracce perché le strutture erano state smantellate ed al posto della pista ormai vi erano dei campi coltivati, restituiti ai legittimi proprietari ai quali erano stati espropriati, in compenso però mi fornì indicazioni ben precise sulla sua ubicazione, indicandomi l’area che esso occupava. Grazie ai successivi contatti con le persone del luogo, alle decine di foto scattate ed alle ricerche effettuate in biblioteca, nell’arco di una ventina di giorni riuscì ad avere un quadro quasi completo sull’identificazione dei fatti e dei luoghi compreso il, probabile, posto dove furono fucilati gli inermi militari. Nel corso dei miei molteplici contatti telefonici ed epistolari con il prof Castaldi oltre a fornirgli tutti i dati raccolti lo informai anche sull’ubicazione reale dell’aeroporto di Biscari, il quale erroneamente aveva conservato l’antico nome della nostra cittadina nonostante fosse ubicato al di fuori del territorio comunale, addirittura in provincia di Catania. Questa erronea denominazione è da ricollegare al progetto iniziale dell’aeroporto. Esso, infatti, in un primo momento, su espressa volontà di Benito Mussolini che aveva visitato il territorio di Biscari durante un suo viaggio in provincia di Ragusa, doveva sorgere in contrada Bosco Piano, ma i lavori preparatori si limitarono allo spianamento dell’area prescelta e ben presto il progetto fu abbandonato. Successivamente si pensò di costruirlo in contrada Piano Stella, in prossimità del Borgo Ventimiglia. Ma anche questo progetto fu accantonato. Quindi si decise, finalmente, di realizzarlo a 7 Km a nord del Borgo Ventimiglia nei pressi della frazione di Santo Pietro in un sito strategicamente più idoneo conservando, però, il nome originario di “Campo di aviazione di Biscari”. Ricevute le mie delucidazioni sulla reale ubicazione “dell’aeroporto di Biscari”, il prof. Castaldi informò immediatamente l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, ricevendo, a stretto giro di posta, (come risulta dalla copia della missiva inviatami a suo tempo dal Castaldi) una lettera a firma del Sovrintendente, Giovanni Cassis, dove si prendeva atto dei chiarimenti forniti, (“Gentile professore, ho il pregio di  comunicarLe di aver inviato con la massima sollecitudine alle competenti autorità del Ministero della Difesa, quanto erroneamente pervenuto a questo Archivio Storico Diplomatico dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa in ordine ai fatti da Lei esposti con la lettera del 1-02-1995 allo stesso Procuratore”). Raccolti tutti questi elementi, io ed il collega della Gazzetta del Sud della redazione di Ragusa, Giuseppe Calabrese, decidemmo di scrivere una intera pagina su questi drammatici avvenimenti, pubblicata dal quotidiano regionale il 5 marzo del 1995. Su quanto da noi pubblicato, se ne parlò ampiamente, nei giorni successivi su altri numerosi quotidiani e settimanali a tiratura nazionale.

 

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