Salvatore Cultraro, Acate (Rg), 3 aprile 2024.- Come si legge sulla rivista, “Monserrato”, del giugno 1925, edita a Catania, il feudo di Biscari si estendeva per circa 10.770 salme e confinava con i feudi di Modica, Caltagirone e Terranova. Per tale motivo era un feudo molto ambito, ricco di sorgenti, ben irrigato  e coltivato, in gran parte  a seminativo. Gran parte della sua estensione era occupata da selve e boschi dove crescevano anche alberi da sughero, che producevano ghiande, e pioppi i quali costituivano una buona riserva di legname, inoltre era molto abbondante anche la selvaggina. All’interno del feudo esistevano molti mulini i quali erano operativi per tutto il corso della giornata, macinando grano e rappresentando la ricchezza fondamentale del feudo. Il più antico doveva essere quello di contrada Casale (erroneamente identificato come una parte del muraglione del castello di Odogrillo) mentre il più importante era quello chiamato, ancora oggi, “il mulino vecchio”. Tra i ruderi di questo mulino era visibile un’architrave con su scolpita la data: “ 1207  ”. Dopo circa un secolo e mezzo dalla sua fondazione, Biscari (antico nome di Acate), era già diventata una cittadina di tutto rispetto grazie all’abbondanza delle acque del fiume Dirillo che rendevano molto fertile la sua terra tanto da permettere la coltivazione della canapa, del frumento, dell’orzo, dei cereali e del riso. Questa situazione, vero e proprio richiamo per chi era alla ricerca di una vita migliore, favorì un continuo aumento dei suoi abitanti  anche se non raggiunse mai cifre di un certo rilievo per il severo controllo sulla moralità di chi chiedeva ospitalità, da parte dei feudatari. I numerosi mulini, trappeti e frantoi, dati in affitto erano una valida garanzia di lavoro per chi non ne aveva. La coltivazione della canapa era, poi, una preziosa fonte di benessere tanto che se ne produceva una tale quantità da poterla esportare sul Continente ed anche a Malta e con il tempo sorsero anche delle fabbriche per la sua lavorazione. Infine un’ altra importante fonte di ricchezza furono gli allevamenti di bestiame (ovini, suini, equini).

Di Salvatore Cultraro

Nato ad Acate. Nel 1986, ha conseguito la specializzazione quale Educatore per disabili in età evolutiva. Dal 1988 dirige il Centro di differenziazione didattica per disabili di Acate. Giornalista pubblicista, dal 1984 al 1990 ha collaborato con il Giornale di Sicilia di Palermo, dal 1991 al 2003 con la Gazzetta del Sud di Messina e dal 2004 al 2008 con la Sicilia di Catania. Nel 2009 ha diretto la redazione giornalistica dell’emittente televisiva locale “Free TV” di Comiso. Inoltre ha diretto il periodico "I 4 Canti" e dal 2001 al 2009 ha tenuto Corsi di Giornalismo presso le scuole elementari e medie di Acate e Vittoria. Appassionato di storia locale, negli anni Ottanta ha pubblicato alcune sue ricerche sulla presenza nel territorio di Acate di alcuni importanti siti rurali risalenti al periodo geco-romano e medioevale. Nel dicembre del 2013 ha dato alle stampe, unitamente al prof. Antonio Cammarana di Acate, un volumetto sull’antico Lavatoio Pubblico di contrada “Canale”.

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