Acate. “Lettera aperta ai fedeli” da parte del Parroco, don Giuseppe Raimondi. Riceviamo e pubblichiamo.
Redazione Due,Acate, (Rg),13 marzo 2020.- “Fratelli e sorelle carissimi in Cristo Gesù nostro Signore, figli amati e benedetti da Dio e da Maria Santissima, Madre di Gesù e Madre nostra, confratelli carissimi, Pace e Salvezza a Voi tutti e a tutti i vostri cari con ogni divina Benedizione. Ci ritroviamo a vivere un autentico cammino nel deserto, una Quaresima come mai abbiamo vissuto, accomunati tutti, credenti e non credenti, da un quotidiano per molti aspetti drammatico e da uno scenario che sembra non garantire un futuro. È una dura prova ma c’è tanta fiducia che tutto possa risolversi. C’è tanto impegno a riscoprire il dono della vita come bene primario e comune, da condividere nell’amore. C’è tanto impegno a sentirsi tutti dentro lo stesso dramma ma allo stesso tempo tutti pronti a fare qualcosa, ad essere una mano tesa per chi vive questo dramma più da vicino, tutti pronti ad unire le forze, a fare battaglia contro un comune nemico. L’imperativo dato da Dio a Giosuè torna a noi oggi di buon auspicio: “Non ti hoforse comandato: «Sii forte e coraggioso»? Non aver paura e non spaventarti, perché il Signore, tuo Dio, è con te, dovunque tu vada ” (Gs 1,9). Dio ti ha fatto una promessa e non viene meno, è un Dio fedele e a suo tempo ti darà conferma. Certo noi sicuramente sentiamo più vicine, più nostre le parole di Tobi che, al saluto dell ‘Arcangelo Raffaele: «Possa tu avere molta gioia!», rispose: «Che gioia posso ancora avere? Sono un uomo menomato negli occhi; non vedo la luce del cielo, ma mi trovo nell’oscurità come i morti che non contemplano più la luce. Pur vivendo, mi sento tra imorti; avverto la voce degli uomini, ma non li vedo» (Tb 5,10). Sono pensieri legittimi specialmente per chi ha avuto quotidianamente il conforto della Parola, del Pane Eucaristico, di cammini di fede ben assortiti e costanti, di servizi e di nuovi percorsi iniziati e condivisi attraverso i quali abbiamo continuato a nutrirci di Cristo, della Sua Parola, ad avere Acqua e Pane per placare ogni fame e ogni sete che è nel cuore dell’uomo. È vero, come Tobi, ci sentiamo forse tutti come mutilati oggi per tutte le restrizioni che ci sono state impartite, ci sentiamo impediti nella nostra ordinarietà, non vediamo luci, non vediamo la “luce del Cielo”, ma tu <<Fatti coraggio, Dio non tarderà a guarirti; fatti coraggio!» (Tb 5,10). Questa fu la risposta dell ‘Arcangelo a Tobi, queste le parole di Gesù agli apostoli in Gv 16,33: «Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo». Ed è in questo paradosso che quella luce la riscopriamo presente in noi stessi, in quel nostro cuore che torna a battere coi ritmi originari e antichi, che è depositario di una Parola di Vita Eterna che non può morire. La Parola può solo essere accolta o rifiutata. Quel nostro cuore messo in ginocchio dagli eventi, non perché sconfitto, ma perché riacceso da giusti sentimenti e atteggiamenti, da santi desideri, da autentico amore. Riscopri così il Dono che è Dio per te, il dono che è la preghiera e non solo quella personale ma soprattutto quella comu ne, il dono che a te Dio ha fatto di una famiglia dove ora si sta tornando a pregare insieme, di parenti e amici, di una Comunità con cui condividere un cammino senza fratture, senza distanze, quelle che forse abbiamo scelto prima e che ora ci vengono imposte. Si, un paradosso che togliendo tutto ci ridà Tutto, sperando di trovare mani e cuori accoglienti e stabili nel Bene. Questi tempi sembrano portare con sé il Grido di Dio Padre che a tutti dice “Ritornate a Colui al quale vi siete profondamente ribellati” (ls 31,6), “Ritornate,figl i traviati, io risanerò le vostre ribellioni” (Ger 3, 22a) “Or dunque – oracolo del Signore -, ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e p ietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi rig uardo al male” (GI 2,12-13) “Ritornate alla cittadella, p rigionieri della speranza! Ve l’annuncio oggi stesso: vi ripagherò due volte”.(Zc 9,12) Ci chiederemo anche: Perché Signore? Perché proprio a noi, alla tua Chiesa, agli uomini che tu hai creato e che vuoi salvare ad ogni costo? È questa la risposta: Dio vuole salvarci!Dio vuole salvarti!Ad ogni costo! E da chi, potremmo chiederci? Forse da noi stessi, dai nostri attaccamenti a ciò con cui abbiamo barattato Dio e il suo Amore, dalla nostra caduca vita, piuttosto che tenerci stretta la Sua, quella che ci ha donato col Battesimo e che è eterna e beata, per staccarci dal mondo che lui ha vinto ma che noi continuiamo ad amare più di Lui. E ancora da una fede diventata inautentica e da una religiosità che non mette più Dio e la sua Parola al centro, anteponendo le convenienze umane. Dovremmo allora prendere le distanze dai vari deliri di onnipotenza, così fortemente radicati nel cuore dell ‘uomo fino a sfidare Dio in ciò che Gli è proprio e impossessarsi di ciò che Gli appartiene; dalle grinfie di chi vuole la nostra dannazione, da chi prepara a noi un inferno già in questa vita; da chi ha un altro padre e muove guerra al Padre Vero e a quelli appartengono a lui: piccoli che credono autenticamente in Dio e in Colui e Egli ha mandato,Cristo Gesù, poveri, ultimi, abbandonati, indifesi. Coraggio allora! Ritorniamo a Dio con tutto l’amore del nostro cuore e della nostra vita. Non siete voi forse figlie e figli amati? Sta scritto: “Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero pe r loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare (Os 11,4), po iché fin dall’inf anzia come un padre io l’ho allevato e, appena generato, gli ho fatto da guida” (Gb 31,18). Affrontiamo fiduciosi questa Quaresima con una profonda certezza nel cuore, sapendo che Dio combatte le nostre battaglie e riporta a noi la Sua Vittoria. Non sconfitti dunque ma vittoriosi, non piegati ma sollevati, non abbattuti ma ricostruiti , non piagati ma risanati. In ginocchio oggi, per stare in piedi “domani”! Nelle preghiere e celebrazioni di ogni giorno un’attenzione particolare va a tutti gli ammalati e chiunque si trovi ad attraversare il disagio di questo tempo, chiunque è coinvolto direttamente o indirettan1ente in questo dran1ma esistenziale. Per voi benedizioni di ogni bene, salute e salvezza. Un saluto non meno sentito e deciso a tutta la città di Acate dagli ultimi fino a chi ha responsabilità di governo e di ordine. Garantendo per tutti preghiere, raccon1ando a tutti di avere uno sguardo attento ed efficace per chi è povero, fragile, indifeso, solo o abbandonato. Spero di essere presto tra voi dopo questo tempo di separazione forzata, certamente non voluta, perché mi siete cari e il mio servizio “anche a distanza” continua ad essere per voi nella preghiera che continuo a mantenere con gli stessi ritmi di quando ero fisicamente con voi. Siete con me nella messa che celebro ogni giorno alle 12:00 nella Chiesa Madre di San Cono che per ora mi ospita. Non siete e non sentitevi abbandonati. A presto! Dio vi benedica abbondantemente, sia sempre con voi e faccia che anche voi siate sempre con Lui. Certo che riprenderemo con più vigore, con più fame e sete il cammino forzatamente interrotto. Benedico tutta la Città di Acate.
Il Parroco
Don Giuseppe Raimondi