Salvatore Cultraro- Acate- (Rg)- 1 giugno 2021- Il riposo eterno del guerriero. Guerriero inteso come strenuo combattente e difensore dei valori del cattolicesimo, delle ingiustizie sociali, della povertà, dell’ipocrisia. Non stiamo parlando di un nobile cavaliere del medioevo, bensì di un umile parroco di provincia ormai giunto al suo meritato riposo eterno. Oggi 1 giugno 2021, all’età di 82 anni, è venuto a mancare, alla vita terrena, Don Rosario Di Martino, figlio della frazione comisana di Pedalino ma cittadino onorario di Acate dove ha guidato, per più di quarant’anni, fin dal 18 dicembre del 1976, l’unica parrocchia, quella di San Nicolò di Bari. Don Rosario ha sempre rappresentato l’ideale del sacerdote che unisce il “recte faciendi” al “bene diciendi”, il guerriero con il dono della parola, l’eloquenza e la forza al servizio della comunità pastorale. Un sacerdote dal carattere schietto, istintivo, sincero, probabilmente non amante della “diplomazia” e nemico dell’ipocrisia, doti, queste, che lo hanno portato spesso a scontrarsi con i “poteri locali”. Ma come ci insegna la vita, tutto prima o poi ha un termine di scadenza. Un primo commovente commiato con la comunità cattolica acatese lo si era avuto il 16 ottobre del 2014, quando nel corso di una funzione tenutasi presso la Chiesa Madre di Acate, il Vescovo emerito della Diocesi di Ragusa, Monsignor Paolo Urso, aveva comunicato ai numerosissimi fedeli presenti, il cambio di guardia alla guida della parrocchia. Don Rosario, per sopraggiunti limiti di età e per fastidiosi ed insopportabili problemi di salute, lasciava, pertanto, il testimone al nuovo parroco: don Giuseppe Raimondi. Nei lunghi decenni di attività pastorale, don Rosario, devotissimo della Santa Vergine, per la quale ha sempre nutrito un indescrivibile amore, ha sempre operato, con instancabile impegno. La sua lunga permanenza ad Acate, infatti, è stata caratterizzata non solo da una encomiabile opera di evangelizzazione, ma anche da iniziative culturali ed umanitarie trasformando, forse, il suo ufficio parrocchiale nell’unico vero punto di riferimento per tutti i bisognosi, tanto da essere definito dall’ex vescovo della Diocesi di Ragusa, Monsignor Angelo Rizzo, “una sentinella di Dio in mezzo al popolo”. Un Ufficio parrocchiale “sempre aperto”, con porte e finestre continuamente spalancate per far sapere e vedere a tutti i parrocchiani che lui, era li, pronto ad accogliere tutti, a dialogare con tutti. Si deve alla sua tenacia se oggi Acate può disporre pienamente di tre accoglienti Chiese, spesso in passato chiuse al culto per lunghi periodi a causa delle precarie condizioni strutturali. Ma don Rosario non si è mai arreso davanti al “Drago” rappresentato dalla macchina burocratica e, da buon guerriero, rimboccatosi le maniche, grazie all’aiuto di numerosissimi volontari ed al sostegno economico volontario dell’intera comunità cattolica locale, ha sempre fatto si che le chiese venissero ristrutturate nel minor tempo possibile riconsegnandole, più belle di prima, ai propri fedeli. Non solo, dicevamo, attività pastorale ed evangelizzazione ma anche cultura. Grazie ai suoi decennali minuziosi ed accurati studi ed alle sue instancabili ricerche storiche che lo hanno portato a visitare numerosissimi archivi privati e non, sia in Sicilia che in altre località nazionali ed estere, alla ricerca di fonti e documenti inediti, Acate è riuscita a scoprire e recuperare la propria storia, le proprie tradizioni, le proprie radici. Al suo impegno culturale e religioso si deve anche l’aver sfatato una leggenda, più che centenaria, legata alla figura del Santo Martire Vincenzo, le cui spoglie mortali sono custodite, dal 1700, in una splendida urna di cristallo di Boemia posta sull’altare maggiore dell’omonima chiesa. Leggenda, tramandata da sempre da padre in figlio senza che nessuno si preoccupasse mai di appurarne la veridicità o meno, che definiva il Santo Martire Vincenzo, figlio di un Emiro turco, convertitosi al cristianesimo durante le Crociate e per tale motivo ucciso dal padre. Grazie alla accurate ricerche di don Rosario, suffragate da documenti attendibili e da riscontri scientifici è emerso, invece, che il corpo venerato nella chiesa annessa la castello dei Principi di Biscari, apparterrebbe ad un diacono di Saragozza, fanaticamente venerato nella cittadina spagnola, martirizzato sotto Diocleziano. Ricerche, quelle di don Rosario che hanno dato lustro e certezze alla cittadina iblea anche se dobbiamo evidenziare, con grande amarezza, come spesso esse siano state accolte, da una parte della comunità acatese, quasi con superficialità e indifferenza. Questo, il ricordo del “Parroco”, “dell’uomo di Chiesa”, permettetemi ora di ricordare personalmente, con un ultimo saluto, “l’amico” e il “maestro”. Una amicizia lunga e leale, la nostra, iniziata fin dal mio arrivo ad Acate. Una amicizia caratterizzata da un immenso rispetto, stima ed affetto reciproco. Mai uno screzio, mai una polemica, mai dissapori, mai polemiche per articoli giornalistici da me pubblicati, ma sempre convergenza di idee “spirituali” e comunità di interessi “materiali” quali, storia locale, ricerche, fotografia ecc. Come non ricordare la bellissima esperienza con il giornalino parrocchiale “La Parola”. Un indimenticabile “progetto”, che mi vide compartecipe grazie al caloroso invito proprio del parroco don Rosario Di Martino. Invito che colsi con estremo piacere, proprio per la “bontà” del progetto ed il sano impiego del tempo libero. Ricordo che la “Redazione” era ubicata al piano alto della sacrestia. Una vera e propria “fucina” della cultura che ospitava un pò di tutto, compreso un attrezzato laboratorio fotografico, regno indiscusso del parroco. Subito dopo la Santa Messa serale ci riunivamo in questi locali, collaboratori, sacerdoti e parroco, ed iniziava un vero e proprio “fermento” editoriale. Chi scriveva a macchina, chi ritagliava, chi incollava, chi fotocopiava, chi spillava le copie già complete. Il tutto tra una battuta e l’altra, tra una simpatica e salutare risata. E le ore trascorrevano piacevolmente senza che neanche ce ne accorgessimo. Spesso a lavoro serale ultimato, si concludeva la giornata con una bella spaghettata, preparata nel cucinino degli alloggi situati sopra la sacrestia, accompagnata da un buon bicchiere di vino. O come non ricordare le piacevoli ed interessanti escursioni a Siracusa, Licata, Agrigento o altre località, finalizzate alla visita di musei e biblioteche o le interminabili ore trascorse nel suo ufficio parrocchiale, per farmi leggere in anteprima i risultati delle sue lunghe e complesse ricerche sul Castello o sul Santo Martire “Vincenzo”. Il suo era un grande gesto di stima e di fiducia nei miei confronti. Quando mi anticipava “nuove scoperte”, i suoi occhi emanavano gioia e si intuiva il piacere che aveva di rendermi partecipe. O come non ricordare, infine, la sua immancabile ed affettuosa presenza nei confronti dell’associazione per disabili che dirigevo, l’ A.I.A.D. Per i nostri ragazzi era diventato un punto di riferimento e lui, non perdeva occasione per venirli a trovare presso il “Centro” di via XX Settembre o per invitarli in Chiesa quando si organizzavano funzioni particolari. Erano anche i suoi ragazzi e quando possibile, li voleva accanto a se. Buon viaggio don Rosario, ora finalmente, dopo decenni di dubbi, certezze e perplessità, potrà sapere la verità sul nostro “San Vincenzo Martire”, il sogno della sua vita, sarà Lui stesso a delucidarlo.