La notizia del ritiro dei mobili dal Castello da parte del Principe di Biscari dà adito a discussioni, più o meno strumentali e politiche. Leggiamo e ascoltiamo dichiarazioni e contro dichiarazioni dei rappresentanti istituzionali del Comune , e tutte per giustificare il silenzio di una vicenda da tempo alla ribalta della cultura locale e mai avviata ad un progetto serio e concreto: l’utilizzo del Castello dei Principi di Biscari. Nel 2009 scrissi un articolo : “ Quale è il destino del Castello?…” che mi piace riprendere per tornare sull’argomento per una maggiore informazione di chi ci legge . Non ci sorprende il fatto che oggi febbraio 2015 il castello dei Principi di Biscari naviga alla mercè di sporadiche iniziative culturali o che tuttora non sia quell’ eccellenza tanta strombazzata nelle propagande elettorali comunali, ma ci stupisce la mancanza assoluta di una seria progettualità sul destino del maniero dell’antica Biscari, per le volontà espresse da un pò di anni a oggi. Dal giorno in cui l’opera di restauro e di ristrutturazione del Castello dei Principi di Biscari è stata completata con la sua consegna alla comunità locale, sono stati consumati fiumi d’inchiostro per comunicati, articoli e proclami circa l’utilizzo del maniero secondo programmi elettorali, annunci e convegni patrocinati da partiti, assessori e soprattutto dall’ente Comune. Tuttavia oggi assistiamo ad un utilizzo improprio del castello : Discoteca; Cenoni; Pranzi; e quant’altro fa a pugni con musei relativi alla storia locale e con manifestazioni culturali . Nel mese di Ottobre 2008 a seguito di una visita ad Acate di un noto professionista torinese, l’Arch. Donatella D’angelo, il Sindaco e l’amministrazione si pronunciarono per un progetto che includesse il Castello tra i beni dell’Unesco, nonostante lo stesso architetto D’Angelo l’abbia sconsigliato dichiarando i motivi e i punti negativi. Siamo a febbraio 2015 e ancora nessuno dà segnali positivi verso progetti e obiettivi risolutivi. Da anni si parla di un museo permanente nelle sale del Castello che dovrebbero accogliere,reperti archeologici del territorio, le opere di Giovanni Cilio, attrezzi e utensili della civiltà contadina e artigiana di Acate, nonché lavori di ricamo dell’antica scuola viennese di Biscari ,ma ancora oggi si naviga nel buio e nella più totale confusione,senza alcuna spiegazione. Non si dica che due musei ( del Cinema e dei televisori) sono presenti nelle stanze del maniero, perché il Castello dei Principi di Biscari per la sua gloriosa storia merita ben altro e più rispetto, a partire dell’esposizione dei mobili settecenteschi, oggi ritirati per la negligenza di un Comune che si proietta verso un tramonto inglorioso. Sappiamo che nel 2008 è stata inviata al Comune di Acate una dettagliata relazione dell’arch. Donatella D’Angelo circa le potenzialità di sviluppo turistico ed economico che offre il Castello. Purtroppo come è consuetudine ad Acate tutto si perde tra silenzi e stupori inappropriati, tra negligenze e volontà distruttive, tra rancori e vendette, avviandoci ad assistere passivi al degrado morale e materiale di un Monumento che rischia ancora una volta di perdersi tra i colombi, i topi e le muffe rovinose. Che cosa aveva suggerito l’Arch. Donatella D’Angelo, dopo avere visitato il Castello e alcuni punti del centro storico di Acate? Che cosa ha sconsigliato agli Amministratori locali dell’epoca? Le risposte si possono riassumere nella seguente breve relazione sottoscritta dall’arch. D’Angelo,che riporto integralmente qui di seguito:
“A seguito di Vs. invito e dell’incontro di ieri e del successivo sopraluogo al Castello, ribadendo l’appoggio a ogni vostra iniziativa tesa alla salvaguardia ed alla valorizzazione sia del complesso storico artistico che del territorio circostante,desidero enuclearvi il mio pensiero riguardo alle strade da intraprendere. Pur ritenendo interessante e prestigioso il riconoscimento presso l’UNESCO in ogni caso non è esaustivo della piena valorizzazione del Monumento. Infatti occorre creare un processo virtuoso di iniziative tese all’interessamento da parte delle Istituzioni e dei privati che sinergicamente possano intervenire con progetti,risorse e finanziamenti. A questo punto occorrerà redigere un progetto di fattibilità che individui le destinazioni d’uso compatibili con la dignità del complesso. Il progetto dovrà anche essere corredato da un business plan che porti non solo alla conoscenza di tutti gli aspetti di rischio d’impresa,ma anche di ritorno diretto ed indotto di ammortamento negli anni,e di ricadute sul territorio. Occorrerà anche individuare i limiti ed i confini socio economici,il contesto di iniziativa,l’arco temporale di riferimento,in sintesi predisporre un piano industriale per trovare poi successivamente gli investitori,previo ovviamente lo screening degli strumenti operativi da adottare. Ritengo inoltre che occorra creare a priori una struttura operativa comunale volontaristica,in modo da stabilire un contatto permanente con la scrivente e verificare le tappe del progetto. Occorre anche rilevare che in ogni caso il soggetto responsabile del progetto per interloquire deve avere la titolarità sia ai sensi della 675/96 sia ai sensi della L. 109/94. Ovviamente la scrivente è disponibile a tutti i chiarimenti atti alla migliore gestione della pratica e allo sviluppo delle iniziative di salvaguarda del bene”.
Firmato Arch. D’Angelo Donatella.
Ho ritenuto opportuno,per una maggiore conoscenza,riportare integralmente la relazione della Dottoressa D’Angelo. In poche parole è stato detto che la via dell’Unesco non dà sviluppo perché il maniero vincolato non potrebbe essere utilizzato e frequentato per usi relativi a convegni, per utilizzo della sala consiliare e mostre occasionali. Le spese di gestione e di mantenimento e con forti responsabilità per il Comune sarebbero a totale carico dell’Ente. Il Castello non può essere allineato al barocco della Val di Noto con i tesori artistici dentro le Chiese e i Monumenti. Il progetto suggerito dalla dottoressa D’Angelo comporterebbe un movimento enorme di risorse economiche ed umane, lavoro e sviluppo delle attività commerciali collaterali. Se poi s’interviene nell’urbanistica del paese e in particolare nel centro storico con un progetto globale a costo zero per il Comune, i flussi turistici sarebbero, incalcolabili,affidando a privati specializzati nel settore la gestione del castello. Questo è stato suggerito dal noto professionista torinese, ma oggi si preferisce accettare l’inesistenza della tanto proclamata “eccellenza “ dando spazio a occasionali cenoni, discoteche e festicciole al lume di candela San Valentiniane.