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Acate. “SENSO CIVICO, RISPETTO E IMPEGNO PER LE IMMINENTI FESTIVITÀ NATALIZIE”. Di Aurora Muriana

Aurora Muriana, Acate (Rg) 23 dicembre 2020.- Puntuale anche quest’anno sta arrivando Natale, ricorrenza di cui abbiamo più che mai “bisogno” come senso di rinascita proiettata verso la luce della serenità e della riflessione. Tanti davano per certa la fine della pandemia sul finir dell’estate ma… poveri illusi! Molte sono le restrizioni necessarie per frenare il contagio ma pochi sono disposti a rispettarle. Dove manca il singolo cittadino dovrebbero provvedere le istituzioni ma spesso non è così.

Se la maggior parte dei territori ha attivato i controlli (non necessariamente tirannici ma volti alla sorveglianza, cui avrà sicuramente fatto seguito un comportamento responsabile individuale), alcuni comuni sono stati allo sbando, lasciando assoluta libertà di spostamento.

Non si pongono le pattuglie in sorveglianza alle 13:00, quando ovviamente non c’è nessuno in giro perché tutti riunti a casa attorno al tavolo in giorno di domenica, e non certamente in 6 persone al massimo! Si vigila da inizio a fine giornata in modo che il controllo funga da deterrente agli spostamenti a sproposito!

Se il senso civico esiste in ciascuno, le norme vengono rispettate a prescindere dal colore della propria zona e dalla vigilanza. Occorrerebbe un trattato di psicologia e sociologia sul rispetto delle regole, per capire quale molla scatti nel decidere di comportarsi in modo anticonformistico e quale tasto emotivo venga pigiato quando si decide di disinteressarsi…

L’educazione civica studiata a scuola insegna alcune nozioni sull’ordinamento del nostro Stato ma indirettamente trasmette il rispetto delle norme, il senso civico (per usare un gioco di parole).

Per forza il Governo deve stabilire il lockdown nelle due settimane di festività natalizie! In primavera nonostante un lockdown generalizzato molta gente ha vissuto domeniche e festivi come se non ci fosse una pandemia, riuscendo a eludere i controlli o a spostarsi sotto gli occhi vigili del personale preposto. Ma allora, almeno in certe zone, non c’erano contagi, oggi invece sì… e tanti!

È inutile lamentarsi perché le scuole sono chiuse o per il fatto di dover eventualmente sottoporsi a quarantena fiduciaria qualora si siano avuti contatti con un contagiato o sospetto tale.

A scuola (come in qualsiasi luogo ricreativo o di lavoro) passano purtroppo i contagi domestici e viceversa, quindi per forza è potenzialmente possibile contagiarsi. Per chi non avesse sentito la notizia, l’80% dei contagi avviene in famiglia. In queste condizioni, a chi è imputabile la colpa per dover passare un periodo in quarantena? A chi non ha rispettato le regole (magari se stessi in prima persona). Però neanche in vista di queste cose ritenute erroneamente stupide, seccanti e inopportune si cerca allora di prestare un po’ più di attenzione adottando comportamenti rispettosi e,,, qualche piccola rinuncia…!

Cosa sono due festività pasquali e una o forse due natalizie da svolgersi in modo più sobrio? Cosa sono di fronte ad una vita di occasioni festive senza restrizioni?

La raccomandazione di sottoporsi al tampone prima di riunirsi a pranzo e a cena in modo sobrio e contingentato non equivale a un’autorizzazione per trovarsi con quattro o cinque generazioni familiari!

Il bambino chiede come mai ci sono assembramenti se c’è il segnaposto o bisogna fare la fila, perché le persone escono senza mascherina. Loro rispettano le regole se vengono spiegate e se ne sottolinea l’importanza! I piccoli sono chiamati al sacrificio di non poter abbracciare e incontrare quotidianamente le persone care che non vivono nel loro nucleo familiare mentre altri fanno tutto ciò che al momento non è “liberamente e indiscriminatamente consentito”. E il pericolo che il contagio dilaghi incombe… e continuerà la scelleratezza di alcuni, che purtroppo non riuscirà ad essere arginata dalla correttezza di comportamento della maggior parte delle persone.

Quello attuale sarà un Natale davvero insolito, scandito da divieti ma anche da un appuntamento europeo (V-day del 27 dicembre, ossia la giornata dell’inizio delle vaccinazioni in Europa), con la preoccupante notizia di una nuova variante del virus che risulta molto più contagioso del ceppo originario e accompagnato dalla considerazione del coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico sul fatto che con i numeri attuali di contagi e decessi si sarebbe dovuto chiudere tutto per tre settimane ma non lo si è fatto perché si sarebbe rischiata una rivoluzione. Può davvero scattare una grande lamentela collettiva verso un sistema che mira a proteggere la salute pubblica, quindi indirettamente anche quella personale? La promessa, non mantenuta da parte delle istituzioni, di tenere tutti i negozi e i ristoranti aperti nel periodo natalizio è saltata per colpa di molti comportamenti scellerati, come non applicare le semplici regole che arginerebbero il dilagare del contagio, creare assembramenti, riunirsi tra parenti o amici, sottrarsi ai controlli sanitari e fuggire rendendosi irreperibili, per non parlare del fatto di uscire di casa prima ancora di sapere se la positività al virus sia cessata.

La corsa all’ultimo cornetto da gustare seduti al bar in vista di una chiusura di… 15-20 giorni!? Per quanto sia bello, rilassante, occasione di incontro e opportunità di ritorno economico che quasi tutti ci si concede di tanto in tanto, sorge una riflessione. È davvero questa la cosa più importante da fare come se quel giorno fosse l’ultimo? Non ci sono valori ben più importanti di cui dare esempio alla prima occasione dato che non si sa se avremo un’altra chance per farlo?

Il tempo liturgico attuale, definito Avvento, invita a farsi trovare pronti alludendo alla definitiva venuta di Cristo in un tempo che non immaginiamo. Ci prepara anche al Natale… non certo a quello mondano, che però è altrettanto bello da vivere quanto a frenesia, scambio di doni, gioia dei più piccoli, piacere di ritrovarsi tutti insieme riuniti attorno a lunghe ed interminabili tavolate. Questo periodo scandito da ritmi lenti e da sospensione di alcune attività, ci fornisce del tempo per riflettere, per imparare forse per la prima volta a vivere questo periodo particolare di cui ciascuno ha sentito parlare solo al Catechismo.

Anche la Chiesa, che conclude l’anno pregando e ringraziando Dio, quest’anno adeguerà lo schema ancor più delle altre volte volgendo pensieri a chi è stato colpito più o meno duramente dalla pandemia sia in riferimento alla salute che quanto agli effetti su tutti i piani (sanitario, economico, sociale), per non parlare delle perdite di vite umane.

In un anno che ha tenuto il mondo intero nella morsa del timore e di una paura generalizzata, ci mancava pure il terremoto di ieri sera con epicentro nel ragusano (in particolare Acate, Vittoria e Scoglitti) che ha però fatto tremare mezza Sicilia ed è stato avvertito anche a Reggio Calabria e Malta. L’evento sismico ha messo a nudo le incertezze, ha fatto emergere il senso di fragilità che in pochi secondi ha fatto temere il peggio, ha mostrato ancora una volta come sia possibile rendersi affettivamente vicino ai propri cari pur trovandosi a centinaia di chilometri di distanza.

Sarà Natale se riusciremo a pensare più altruisticamente di altri anni…

«Il consumismo ci ha sequestrato il Natale» – ha detto il Papa durante la recita dell’Angelus di domenica scorsa. Il regalo globale più bello è costituito dai vaccini che iniziano ad essere disponibili. Quest’anno non sarà il classico “Natale con i tuoi” in senso allargato ma andrà vissuto in una dimensione più intima e sicuramente più riflessiva. Cogliamo l’occasione per riscoprire il significato profondo delle festività, il vero senso del periodo che ci accingiamo a vivere, il valore degli affetti (cosa che molte volte si dà per scontata). Nessuno ha richiesto questa “occasione forzata” di meditazione ma sarà meglio non sprecarla e dipenderà anche da noi non farci sopraffare dal senso di “privazione”, mostrando solidarietà e vicinanza verso chi ha avuto pesanti conseguenze dovute al Coronavirus.

Sarà un fruttuoso Capodanno se faremo un reale bilancio dell’anno passato voltando pagina verso il nuovo con significativi propositi per il futuro. Avremo sicuramente più tempo per pensare di più, non per colorare di scuro i nostri pensieri in un giorno che dovrebbe essere impostato più di tutti gli altri su qualcosa di propizio ma per iniziare un nuovo anno con cuore solidale, non indifferente, generoso!

Sereno Natale… e che la pace illumini il cuore di ciascuno…!

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