Antonio Cammarana, Acate (Rg), 8 febbraio 2017.- Antonio Cammarana, con la lirica “Sillabe”, affiancando il cuore alla mente, frugando dentro la memoria, ci riporta a quei brandelli di vita in parte lucidi e vivi, in parte alterati e trasfigurati, relativi ad un passato autobiografico, ma anche collettivo.
Ogni termine ci porta indietro nel tempo con il pensiero, regalandoci ricordi ed emozioni. Della scuola l’autore amava – perché altre cose non possedeva – quei materiali, che erano l’essenziale e l’indispensabile armamentario di lavoro; della casa, vivido il ricordo, quel lume di rame a petrolio che, nelle fredde e umide sere d’inverno, a stento illuminava l’interno delle stanze, coprendo di un corteo di ombre e di fantasmi tremolanti le pareti bianche di calce e le pagine dei libri e dei quaderni; e quel tepore, di braci ormai spente, dello scaldino della nonna, che favoriva il parto delle sillabe, delle parole, degli studi, usanze e valori di un’altra epoca; e il silenzio notturno rotto soltanto dall’abbaiare dei cani, dal miagolare dei gatti, dallo squittio dei topi, graditi compagni senza parole.
Amore e memoria reggono i versi a far corona agli oggetti del passato, che resero possibili i sogni; un nostalgico amaro doloroso rimpianto del tempo che fu chiude la lirica. ( La Cometa)
SILLABE
Amai
un tempo
il lapis e la gomma
il pennino e l’inchiostro
e la carta assorbente,
il quaderno
di lire dieci
uscito dalla guerra
con la tabellina e il Tex,
la borsa di cartone
con il falso oro dei bottoni.
Nelle sere
di lampi di tuoni
di murmure di pioggia
di buio,
opaca
spandeva
luce,
sopra le pagine dei libri,
un lume a petrolio.
Vicino al mio tavolo
un tenue calore
di scaldino
favoriva
i miei studi,
sillabe e sillabe
formavano un segreto
arcano misterioso treno
di parole
di numeri
di geometriche figure
di note musicali.
Di sogni d’oro
s’illuminava
il mio futuro,
nel presente di sere
d’improvviso accompagnate
d’urlii di cani
miagolii di gatti
squittii di fuggenti topi…
Ah! Memoria mia d’infanzia.
Chi ha fatto polvere
e nulla
delle chimere
che coloravano il mio futuro?
Antonio Cammarana