Aeroporto di Comiso. L’On. Assenza: “Approvati Piano industriale e Bilancio 2016: mala tempora currunt”. Riceviamo e pubblichiamo
Quasi tre milioni di euro di perdita (2.910.000) al 31/12/2016; altrettanti previsti per l’anno in corso, il 2017 (ai quali, per la verità, occorrerà aggiungere oltre un milione di euro per i servizi relativi alla navigazione aerea che, a tutt’oggi nel silenzio generale, restano a carico del Comune sino a settembre di quest’anno e peseranno ulteriormente sul bilancio dell’esercizio in corso). Naturalmente, queste perdite si sommano a quelle degli esercizi precedenti (9.342.000 euro): il quadro che ne viene fuori è drammatico. È la sciagurata eredità che lascia il vecchio management, unitamente alla miscela esplosiva costituita dall’assenza di investimenti e di progettualità da parte del socio di maggioranza che, anzi, ha fatto lievitare ingiustificatamente i costi di alcuni servizi, dirottandoli da Catania a Comiso, e della passività del socio pubblico che, a fronte della richiesta di immissione di nuova liquidità, si troverà in difficoltà tali da essere costretto a sminuire notevolmente la quota di partecipazione, fino a rimanere simbolica, e il relativo peso in seno a Soaco.
Sugli errori e la dabbenaggine di chi amministra la quota del Comune di Comiso ci sarebbe da scrivere tanto. A partire dalla passiva approvazione di Bilanci e Piani Industriali, che si sono rivelati fino ad ora fallaci, e senza aver mai esperito nemmeno il tentativo di far valere la pretesa verso il socio privato di partecipare, in ragione della quota azionaria posseduta, ai costi per i servizi di navigazione aerea, coperti finora con i fondi erogati dalla Regione (5,7 milioni di euro). Per non dire della leggerezza con la quale il Sindaco, in primis, ha da sempre affrontato la questione finanziaria, le continue perdite, l’assenza di prospettive, tendendo a minimizzare la gravità della situazione e a lanciare messaggi fuorvianti per l’intero territorio, fino a tentare di dare l’illusione di una gestione in salute.
Il Piano Industriale presentato dal nuovo management presume, come detto, un’immissione di liquidità da parte degli azionisti e ipotizza, nell’ambito dello scenario più realistico, una crescita di passeggeri del 20% annua per i prossimi tre esercizi. Si arriverebbe nel 2020 a 875.000 passeggeri: nonostante ciò l’esercizio chiuderebbe con oltre un milione di perdita, mentre, ci sembra debole, la previsione di introiti per la parte relativa al no-fly, la gestione degli esercizi commerciali che negli aeroporti occidentali rappresenta la quota più cospicua relativamente alle voce “entrate”. Spiace constatare che, anche questa volta, i soci non hanno mostrato il coraggio necessario per far proprio lo scenario virtuoso previsto del Piano. Tale scenario prevede la necessaria presenza in aeroporto di due aeromobili che assicurerebbero il collegamento con le due principali destinazioni italiane e una serie di rotte intermedie giornaliere con partenza e arrivo in giornata: a fronte di un maggiore investimento iniziale, si verificherebbe la possibilità del raggiungimento, entro il 2019, del pareggio di bilancio. È l’ulteriore prova della carenza gestionale imputabile esclusivamente agli azionisti.
Che dire? Il quadro si fa sempre più preoccupante. Specie se si considera che il raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario nel prossimo triennio rimane un obiettivo non perseguibile. Dopo aver lanciato più volte il grido d’allarme, l’auspicio è sempre quello di un deciso cambio di rotta di una gestione finora volutamente miope da parte di Intersac, probabilmente volta al raggiungimento dell’obiettivo mai dichiarato ma fortemente voluto sin dal suo ingresso in Soaco. A pensar male spesso ci si indovina.
on. Giorgio Assenza