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Antonio Cammarana : “Oltre l’abisso. Il corteggiamento di un progetto letterario”.

Antonio Cammarana, Acate (Rg) 8 aprile 2016.- Il castello, il cibo, gli odori, i sapori, gli aromi, le donne, il cacciatore sono figure che aiutano Maria Teresa Carrubba, autrice del racconto ” Nell’aria di un distratto inverno”, a riprendere possesso di un’anima – la sua anima -, che era rimasta sospesa sull’orlo di un abisso; nello stesso tempo fanno emergere la presenza costante della scrittrice che, assimilando il suo stato d’animo a quello della sera, dipinge l’interno di cornici, che si avviano a diventare sempre più le antiche stanze di un mondo che il tempo ha rapito per sempre, lasciando a lei, nel riflesso di un “vetro”,  un’immagine imprecisa con i segni delle rughe impresse sul suo volto. La voce del passato diventa così rievocazione lirica di ambienti e persone in cui è ancora forte la presenza di un senso amaro della vita e di un sentimento del dolore, che la fuga degli anni si sforza di superare. Un velo di malinconia dolente avvolge, infatti, il racconto dalle prime alle ultime righe, una malinconia, tuttavia, non cupa né sconsolata e già lontana da quel senso di pessimismo disperato da cui l’autrice sembra essere uscita, in questo simile al marinaio, che, superate terribili tempeste, da lontano intravede una strada che può ancora percorrere: se è vero che essa si è liberata dalla rassegnazione, che poteva condurla verso il binario morto del nulla; se è vero che le ritorna il sorriso, che dissipa il buio e la invita a mettersi sulla strada della vita, che le appartiene per sofferta conquista interiore; se è vero che ha messo alle spalle il disinganno di avere voluto salvare qualcuno che, come il “cacciatore”, tornava a casa a mani vuote e che, “ arrabbiato e deluso”, sfogava la sua rabbia contro una donna “ troppo consapevole dei suoi strani e immotivati atteggiamenti”. Ma il tempo, per l’autrice, non è passato invano. Sul piano umano la vita la “ prega di scalare i sogni”, i suoi “occhi hanno voglia solo di immagini belle”, anche se può ancora persistere la voluttà di assaporare fino in fondo il desiderio di continuare a perdersi “ tra le ombre di una sera qualunque e dire addio agli anni finiti tra gli argini di un fiume in piena”. Sul piano artistico, con il trascorrere del tempo, con la sofferenza e soprattutto con l’esperienza risanatrice delle offese del mondo della vita, va prendendo sempre più corpo, per Maria Teresa, una prosa – la sua prosa – che corteggia l’ardua difficile, per tanti inarrivabile, realizzazione di un progetto letterario. Mentre l’aria di un distratto inverno potrebbe essere il preludio di una nascente primavera.

Antonio Cammarana

 

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