Antonio Cammarana, Acate (Rg), 24 ottobre 2018.- Sono già passati cento anni da quando mio zio Rosario Cammarana, tenente di complemento del 70° Reggimento di Fanteria, che, assieme al 69°, costituiva la brigata “Ancona”, partecipò alla battaglia di Caporetto (24 ottobre-10 novembre 1917) .
La lettera, che mi è stata consegnata dai cugini Rosario ed Elia Cammarana, figli di Salvatore, fratello di mio padre Gaetano, ci riporta indietro nel tempo, restituendoci un momento di Storia di quei giorni lontani, vissuto da un figlio dell’Antica-Biscari.
Rosario, nel corpo della lettera, si rivolge ai genitori per dare notizie di sé e per chiedere del denaro.
E’ la seconda volta che perde il bagaglio con due divise, la cassetta con i libri, la biancheria e la tessera ferroviaria. Quale amara constatazione la sua, dopo essere uscito vivo dall’inferno di Caporetto! “Oggi mi trovo solamente e semplicemente col vestito e con la mutanda ch’indossavo da dieci giorni in trincea”.
Il convalescenziario gli ha liquidato la seconda quindicina di stipendio del mese di ottobre, l’indennità deve riceverla dal Corpo cui appartiene. Ma chissà dov’è finito il suo amato Reggimento!
In un momento di commovente sfogo, infatti, così scrive: “Io solo posso comprendere senza potere parlare, io solo che fui presente ai combattimenti dal 20 al 27 posso convincermi che quei soldi non potrò averli mai dal mio Corpo”, perché “ il 26 ottobre gli austriaci (appoggiati da divisioni scelte tedesche, che applicano la tecnica dell’infiltrazione, piuttosto che la superata tecnica dell’assalto frontale) attaccano in forze: il 70° resiste strenuamente, sacrificandosi sul posto, mentre il 69° regge sino al giorno successivo”( Brigate di Fanteria: riassunti storici dei Corpi e comandi nella guerra 1915-1918. Vol. III, Roma, Libreria dello Stato, 1926, pp. 233-237).
Li informa di avere incontrato, quasi per miracolo, il cugino Vincenzino Modica, tenente medico, “anche lui poveretto reduce dalle patrie battaglie”. L’incontro gli fa esclamare: “ Quale grande commozione provata da ambedue, dopo due anni che non ci vedevamo!”.
A lui chiede del denaro, che Vincenzino non gli rifiuta, dimostrandosi “un vero parente e un vero amico”.
Rosario invita il padre a ringraziare “ zio Giovanni e zia Ciccia anche per questo atto”.
Dopo avere rassicurato i genitori di essere albergato presso una famiglia colonica in campagna, conclude con la consapevolezza di avere fatto più del suo dovere e con la coscienza di avere partecipato alla più grande battaglia che la Patria ( il Regno d’Italia) ha combattuto.
Vigodarzere, 2 – 11 – 1917
Carissimi genitori,
ieri in mancanza di un telegramma ( per tutto il Regno è stato sospeso il servizio dei telegrammi), vi ho inviato due lettere con espresso.
Ciò in primo luogo per darvi urgente notizia della mia sorte, per chiederne a voi e per domandarvi del denaro. Capirete in che condizioni mi trovo: ho dovuto nel viaggio farmi prestare un paio di scarpe a fasce mollettiere da un soldato, ed attualmente sono lacero e puzzolente come un mendicante. E’ con questa la seconda volta che perdo il bagaglio. In una prima circa due mesi addietro perdetti due divise: la diagonale ed una di panno grigio- verde. Perdetti la cassetta con dentro tutta la biancheria, gambali, libri, e perfino la tessera ferroviaria della quale non avevo neanco usufruito ancora di un viaggio.
Ultimamente ho perduto la nuova cassetta acquistata e tutto quel po’ di robba necessaria per la pulizia personale. Sicché oggi mi trovo solamente e semplicemente col vestito e con la mutanda ch’indossavo da dieci giorni in trincea.
L’amministrazione di questo Convalescenziario m’ha liquidato semplicemente la 2^ quindicina di stipendio di Ottobre, senza volermi corrispondere l’indennità corrispondente perché questa dev’essermi pagata dal Corpo a cui io appartenevo. Eh sì chi sa quando potrò percepire tale denaro, dove lo si va a pescare il mio tanto amato Reggimento.
Io solo posso comprendere senza poter parlare, io solo che fui presente ai combattimenti dal 20 al 27 posso convincermi che quei soldi non potrò averli mai dal mio Corpo.
Ieri quasi per miracolo mi sono incontrato a Padova col cugino Vincenzino Modica, anche lui poveretto reduce dalle patrie battaglie. Non puoi immaginare quale grande commozione provata da ambedue. Dopo due anni che non ci vedevamo!
A lui mi rivolsi per denaro, e gentilmente mi profuse di soldi, più di quanto ne avevo chiesto. Il cugino non esitò un istante a prontarmi denaro io volessi. Gentilmente accettai quanto mi bastava per i bisogni urgenti. Mi si è addimostrato un vero parente e un vero amico. Ed io spero di essergliene riconoscente.
Ringrazierai zio Giovanni e zia Ciccia anche per questo atto.
Attualmente trovomi albergato presso una famiglia colonica fra i prati e i campi ed ho un fucile da caccia ed una stanzetta a mia disposizione e la bontà e la carità dei proprietari. Sosterò ancora qui fino al 10. Probabilmente starò anche dopo il dieci Novembre.
Ad ogni modo vi terrò minutamente informati.
Sono contento d’ aver fatto più del mio dovere, d’avere partecipato alla più grande battaglia che mai la nostra Patria ha combattuto.
Mandatemi i soldi, mi contento anche meno di quelli richiestivi ieri, datemi notizie di Peppino e di Gaetanino.
Un abbraccio Rosario
La ferita alla mano destra si è quasi completamente rimarginata. Infatti io scrivo con molta facilità.
Rosario