Arte: Santacroce dona a Catania la “sua” Sant’Agata”
Una pittura su vetro della Patrona, una delle opere esposte nella mostra del Castello Ursino “Diva Agata nelle stanze del sogno” consegnata dall’artista siciliano al sindaco Bianco. Santacroce ha inoltre “prestato” alla città, a tempo indeterminato, la prova in creta della scultura “Madre e Figlio” dal 2002 collocata nella piazza principale di Acicastello
CATANIA – “L’opera è uno splendido regalo per la città e verrà collocata nel Palazzo degli Elefanti che, grazie alle tante opere d’arte esposte, è uno dei musei più belli e importanti di Catania”.
Lo ha detto il sindaco Enzo Bianco ricevendo idealmente dal maestro Antonio Santacroce una pittura su vetro della Patrona, una delle opere esposte nella mostra del Castello Ursino “Diva Agata nelle stanze del sogno”, durante una cerimonia svoltasi all’interno del maniero federiciano alla presenza dell’assessore alla Cultura e al Turismo Orazio Licandro.
“La mostra ha riscosso grande successo – ha affermato l’assessore – e , insieme a quella di Artisti di Sicilia, ha funzionato da moltiplicatore con oltre 20.000 visitatori. Anche io ringrazio il maestro Santacroce non solo per l’evento ma anche per avere incrementato il patrimonio culturale della città”.
Santacroce ha inoltre “prestato” alla città, a tempo indeterminato, la prova in creta della scultura “Madre e Figlio” dal 2002 collocata nella piazza principale di Acicastello.
Bianco ha parlato del successo riscosso dalla mostra del poliedrico artista – è pittore, disegnatore, incisore, scultore, scenografo – nato a Rosolini (Sr) settant’anni fa. Ha tracciato un ritratto di Santacroce, che cominciò a disegnare da bambino illustrando gli scritti di satira politica in difesa dei diritti dei contadini del padre Giovanni, che frequentava con il figlio la bottega di “don Giuorgi ‘u pitturi”, illustratore di carretti.
Rimasto orfano a tredici anni Santacroce si trasferì a Catania iscrivendosi all’Istituto Statale d’Arte, dove fu alunno di Giuffrida, Comes e Ranno, e frequentando contemporaneamente una Scuola di artigianato artistico. Trasferitosi in Svizzera, lavorò come operaio nelle ferriere prima di tornare a Catania per dedicarsi allo studio della storia dell’arte. All’ombra dell’Etna tirò le sue prime acqueforti e acquetinte su un torchio Brissè, l’unico nella Sicilia orientale e da allora la sua opera si è mossa tra una costruzione armonica proveniente dalla memoria di una classicità antica e che giunge alle strutture di Klee nelle quali inserisce un segno dinamico, dato per sovrapposizioni continue.
Dagli anni Novanta Santacroce insegna nei licei artistici di Catania e Zurigo e vive e lavora tra Svizzera e Italia.