Avola, 13 ottobre 2015 – Il Presidente del Gal-Agenzia di Sviluppo degli Iblei (società consortile pubblico-privata già Gal Val d’Anapo), Paolo Amenta, Sindaco di Canicattini Bagni, interviene nel dibattito che si è aperto sul futuro del porto turistico di Avola, in merito, altresì all’ipotesi di riduzione e sottostima delle sue potenzialità per lo sviluppo complessivo del Sud-Est siciliano.
«È quantomeno fuorviante pensare che una città di mare come Avola, inserita in un contesto paesaggistico, economico e culturale di grande interesse e pregio, tra siti Unesco e Riserve Naturalistiche, con un’economia Agroalimentare fatta di eccellenze, non guardi al suo futuro, alla sua crescita turistica, se non all’interno di un sistema di area vasta che comprenda il territorio del Sud-Est siciliano, in particolare quel territorio Ibleo nella quale la città si trova incastonata.
Da Pantalica al Val di Noto, non si può non guardare alla potenzialità e alla ricchezza di questi luoghi, ma soprattutto alla centralità che il porto turistico di Mare Vecchio può e deve avere nel Mediterraneo e nel complessivo sistema del trasporto turistico marittimo, non solo per la città di Avola ma per tutto il Sud-Est.
Ridurre queste potenzialità, con la realizzazione di un “porticciolo” che guarda solo ad una esigenza “localistica”, 10-20 barche, con servizi ridotti e magari con qualche stabilimento balneare in più, ma molti turisti in meno, senza invece attenzionare le esigenze più globali di un’area vasta, Avola compresa, e di un sistema di sviluppo pubblico-privato che sta lavorando e programmando, ad iniziare dall’utilizzo dei fondi europei 2014-2020, guardando alla crescita complessiva del territorio Ibleo, significa non avere una visione del domani, e precludere ogni possibilità di crescita economica della città e con essa il contesto nel quale si trova, ovvero, come detto, il Sud-Est della Sicilia che si affaccia nel Mediterraneo, assumendo la funzione di ponte e di collegamento con i Paesi che vi si affacciano.
Una miopia politica che mette a rischio il futuro stesso della città, dei giovani avolesi, della sue aziende, del suo sistema turistico e ricettivo, e più in generale dello sviluppo economico di un territorio più ampio che a denti stretti sta disegnando un futuro diverso dalla precarietà nel quale sinora si è trovato.
Per questo il dibattito sul futuro del porto di Avola non può essere relegato solo agli avolesi, ma necessita di un confronto più ampio con le altre comunità vicine, con il contesto Ibleo, con le Agenzie di Sviluppo che sulla programmazione futura del fondi strutturali e delle risorse nazionali e regionali stanno operando, nell’interesse complessivo di quest’area vasta.
Solo così si può difendere e accrescere la propria economia, insieme a tutto il territorio, in un‘azione solidale, e non isolandosi».