“Occorre facilitare e agevolare il più possibile il riuso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata da parte dei soggetti del Terzo Settore e della Cooperazione, impegnati in questo percorso da 28 anni con esperienze concrete, dimostrando che questa strada è preferibile rispetto ad altre tipologie di riuso, in quanto gli effetti positivi generati superano di gran lunga il beneficio ottenibile da un canone di locazione, pur destinato a fini sociali. Un principio, del resto, sancito sia nel codice antimafia sia nell’accordo tra Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati. Per questo riteniamo che sia necessario individuare in modo più puntuale, rispetto al testo attuale dell’accordo, i casi in cui un terreno per fini sociali può definirsi inoptato”.
È quanto afferma Legacoop in riferimento all’accordo istituzionale tra ANBSC e MASAF per l’utilizzo dei terreni agricoli confiscati alla criminalità.
Legacoop ritiene di estrema importanza che i beni confiscati alla criminalità organizzata trovino una nuova vita a vantaggio delle comunità in cui si trovano, diventando motori di cambiamento culturale e di legalità. Per questo, pur riconoscendo che l’accordo si muove in questa direzione, chiede che il testo venga migliorato, nel senso indicato, là dove prevede l’assegnazione a titolo oneroso, a giovani imprenditori agricoli, dei terreni confiscati che siano stati già proposti, senza esito, ai soggetti previsti dal Codice Antimafia per il loro riuso istituzionale o sociale (enti locali, enti del terzo settore, cooperazione).
Legacoop è disponibile al confronto e chiede di individuare ulteriori modalità di collaborazione con l’ANBSC, e gli altri soggetti istituzionali coinvolti, affinché l’utilizzo sociale dei beni confiscati da parte dei soggetti cooperativi venga incentivato tramite tutti gli strumenti possibili, garantendo trasparenza e pari opportunità di accesso.