Vittoria. 24/12/2020
Oggi giorno di vigilia e primo giorno di zona rossa in tutta Italia. Il Covid continua a imperversare persino con “mutamenti”, ma questo non dovrebbe rendere più difficile, stando al parere degli esperti, il contrasto al virus che fino ad oggi, ha provocato la morte di persone, pari al 50% dei morti durante la prima guerra mondiale. Domenica 27 dicembre parte la campagna di vaccinazione, ma ciò non consente, ai pochi vaccinati della prima ora, di potersi considerare immuni, perchè gli stessi virologi e ricercatori che hanno contribuito alla produzione del vaccino, in così poco tempo, attendono le risposte che arriveranno solo dopo qualche mese dall’utilizzo di questo o di questi, considerato che i vaccini nel mondo, saranno almeno una decina.
Un Natale questo del 2020 che certamente non si può paragonare ai precedenti, non tanto per il numero di commensali a tavola, o per il rigore delle regole imposte, rigore che sempre più frequentemente viene disatteso e non solo qui, ma per il velo di profonda tristezza che la scia di morti, ha lasciato in ognuno di noi. Io personalmente ho perso molti amici cari, tra cui il collega Gianni Molè. Tanti morti, troppi per un virus che si può combattere anche con il buon senso e con il distanziamento sociale e l’utilizzo dei presidi sanitari previsti. Anche in questo caso, nonostante sia scientificamente provato, qualora ve ne fosse bisogno, che il virus c’è e miete vittime, abbiamo la controparte: i negazionisti, che sostengono cose totalmente diverse, probabilmente senza capire il danno psicologico che arrecano a quelli più fragili.
Ma noi siamo troppo presi dalle “lamentele” individuali che ognuno pone agli altri, ponendoci alla stessa stregua di coloro i quali, sparpagliati in altre parti del mondo, da mesi, da anni, da decenni, soffrono la fame, il freddo, il caldo, la mancanza di medicinali, vaccini compresi, la mancanza di indumenti, scarpe, le imposizioni dei dittatori che li governano, le umiliazioni, la violenza personale, la persecuzione e persino le condanne a morte, nella stragrande maggioranza dei casi inflitte ingiustamente, senza un processo e senza una difesa adeguata.
Ma a noi tutto questo non ci sfiora, quindi non ci riguarda, basti pensare che, dopo avere santificato, idolatrato e adorato la classe sanitaria tutta: medici, infermieri e personale sanitario e parasanitario effettivo e volontario, ci siamo rivoltati contro gli stessi, additandoli quali unici responsabili della morte dei malati di Coronavirus.
Mai a nessuno è venuto in mente quello che è accaduto in passato, accade oggi e purtroppo accadrà ancora, per quanto riguarda l’organizzazione della sanità in Italia, l’assegnazione dei posti di responsabilità, molto spesso basata su scelte politiche di alto livello e non su conoscenze, esperienze, curricula e professionalità. Quale è la strada più facile da seguire, se si vuole evitare di “toppare duro”? Sparare sui più deboli.

Adesso è quasi Natale, oggi è la vigilia e domani sarà il Santo Natale, non possiamo continuare a criticare e accusare, dobbiamo tornare ad essere buoni, quel buonismo che accomuna tutti in queste ricorrenze e che non ci appartiene già sin dall’indomani della festa. Tra il pomeriggio di oggi e la giornata di domani, chi crede andrà in chiesa, chi non crede ci andrà ugualmente, tanto il DPCM lo prevede e una boccata d’aria può servire, non solo per la salute, ma anche per sfoggiare quell’abito che avevamo comprato e che rischiavamo d non indossare se non a casa.
La mia non è una critica, è solo una considerazione di natura benevola e non una maldicenza. Me ne guarderei bene.
Allora, visto che è Natale, considerato che oltre a non avere subito danni dal sisma del 22 u.s. avremo ancora qualche giorno di pausa prima che si riparta con la scuola, anche questo elemento di dispute, discussioni e dibattimenti, tra chi vuole la scuola di presenza e chi la vuole a distanza, tra chi sostiene che la scuola è sicura, e chi sostiene che è un covo di virus, tra chi la vuole chiusa e chi la vuole aperta, tra chi la vuole cotta e chi la vuole cruda, approfittiamo di questa pausa e scambiamoci gli auguri.
Io li porgo a Voi tutti, augurandovi un Natale sereno in famiglia e tanto buon senso, necessario per risultare vincitori nella guerra che stiamo combattendo.
Buon Natale dal sottoscritto, dall’Editore, Giovanni Maria Spada e da tutta la Redazione di Italreport.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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