Catania. 27 settembre 2021
Nei giorni scorsi, su direttive del Questore Vito Calvino sono stati intensificati i controlli sui locali del centro storico e della costiera acese per una movida più sicura.
Nell’ambito dei controlli amministrativi, disposti anche ai fini dell’attuazione delle misure per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19, personale della Squadra Amministrativa della Divisione Amministrativa e Sociale della Questura di Catania, nella notte del 25 settembre scorso, ha proceduto al controllo di un bar/pub nei pressi di via Antonino Di San Giuliano.
Dal controllo emergeva che la totalità degli avventori risultava priva della mascherina per il contenimento covid-19 ivi compresi gli addetti alla somministrazione.
Considerato che il titolare dell’esercizio aveva violato la normativa vigente veniva contravvenzionato con la sanzione amministrativa di euro 400,00 e con la sanzione accessoria della chiusura dell’attività per giorni 5, così come previsto dall’art. 2 comma 2 d.l. n.3/2020.
Anche ad Acireale l’azione della Polizia di Stato è stata decisamente incisiva.
Nella serata dello scorso 23 settembre, intorno alle ore 22.00, personale della Squadra Amministrativa del Commissariato P.S. di Acireale, unitamente a personale dell’Ispettorato del lavoro, dell’ASP e dell’Ufficio Tecnico del Comune, ha sottoposto a controllo un ristorante all’aperto sul litorale di Capo Mulini, ove venivano individuati prodotti ittici di dubbia provenienza, poiché non tracciabile. Pertanto, venivano sottoposti a sequestro 5 kg di pesce che, come previsto in casi simili, venivano distrutti a cura dell’Ufficio di Igiene mediante versamento di ipoclorito di sodio.
Nella circostanza, l’Ufficio Tecnico ha rilevato la presenza di un servizio igienico accessibile mediante transito per le cucine del locale ed altre anomalie sulle quali si riservava le ulteriori verifiche e determinazioni.
Inoltre, all’ingresso del locale veniva individuata una quarantenne cittadina ucraina che esercitava l’attività di promoter per procacciare clienti al locale; gli accertamenti seguenti permettevano di verificare che la stessa era irregolare sul territorio nazionale in quanto non ottemperava all’ordine del Questore di lasciare il paese. La donna ucraina veniva dunque ulteriormente deferita all’A.G. per questo motivo, nei suoi confronti quindi venivano avviate le procedure per l’espulsione della stessa.
Il titolare del ristorante veniva denunciato all’A.G. per avere dato lavoro ad un cittadina straniera irregolare sul territorio nazionale, in violazione dell’art. 22 del Testo Unico sull’immigrazione che prevede la pena della reclusione da 6 mesi a 3 anni.
Inoltre, la donna risultava da rintracciare per la notifica di un avviso di conclusioni indagini a suo carico per avere indebitamente percepito il reddito di cittadinanza.
Ancora, nella serata dello scorso 24 settembre, medesimo personale del Commissariato di Acireale, unitamente a personale dell’Ispettorato del lavoro e dell’ASP, ha sottoposto a controllo un bar di quel centro dove, già nei fine settimana precedenti, si erano registrati importanti assembramenti di giovani, in violazione delle regole anti-covid previste dalla “zona gialla” in cui attualmente è inquadrata la Sicilia.
All’atto del controllo, gli agenti verificavano la presenza di numerosi giovani a formare un evidente assembramento; in particolare, all’interno della veranda esterna al locale, almeno 2 tavoli erano occupati da un numero di persone superiore a 4, rilevando immediatamente la violazione delle regole di contenimento pandemico.
Molti dei presenti, accortisi del controllo in atto, si allontanavano dal locale, dando luogo a un fuggi, fuggi generale.
Al titolare del bar venivano contestate le violazioni alla normativa anti-Covid, che prevedono il pagamento di una somma pari a euro 400, procedendo altresì alla sanzione accessoria della chiusura del locale per giorni 5, così come previsto dall’art. 4 D.L. 19/2020.
Inoltre, i clienti occupanti i tavoli in sovrannumero venivano identificati per la conseguente contestazione della violazione al divieto di occupare un tavolo in un esercizio pubblico in numero non superiore a 4 se non conviventi, prevista anche per i clienti.