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Cementieri ragusani: Settore ai minimi storici

…di Gianni Nativo – ISA Cementi

Ragusa, 16 ottobre 2015 – Venerdì 7 aprile 2000 la Colacem S.p.a. di Gubbio si aggiudicava, dopo una lunga trattativa con la Regione Siciliana ed Eni Risorse, quella che era stata la più grande industria presente sul territorio ibleo dal dopoguerra ai giorni nostri: l’Industria Siciliana Cementi. L’operazione costò 256 miliardi di lire, che furono prontamente divise in maniera equa tra Regione Sicilia ed Eni.
Le 203 unità lavorative presenti nei due siti produttivi di Ragusa e Pozzallo, operazione assai poco lungimirante, venivano tutelate con un accordo che garantiva il livello occupazionale per cinque anni. Inoltre le tutele di cui sopra ricadevano completamente sugli acquirenti, dando così al commissario regionale che si occupò della vendita e ai politici che tanto avevano caldeggiato la privatizzazione del fiore all’occhiello della provincia di Ragusa, modo di spacciare il proprio operato come trasparente e di tipo cautelativo.
In realtà veniva innescata una bomba ad orologeria.
Erano nati, altresì, i famosi fondi Insicem tanto amati, discussi e richiesti, a seconda delle esigenze e del momento politico.
A distanza di quindici anni, decaduti quindi i termini per la tutela dei posti di lavoro così saggiamente affibbiata solo alla azienda privata che ha rilevato le fabbriche, complice una crisi che, a dispetto dei dati forniti dal governo , non accenna a diminuire d’intensità, la situazione è prossima al disastro.
Le unità produttive così come era prevedibile, insieme agli impianti, sono state snellite e rese più competitive sul mercato. Oggi siamo sulle 120 unità circa, tra operai ed impiegati, con tutte le ovvie implicazioni sul territorio ibleo in termini di ricaduta sul livello occupazionale. Cosa ancora più grave,visto che comunque nessuno decide di dare priorità allo sblocco dei lavori pubblici, si paventa la dismissione di uno dei due impianti, probabilmente Pozzallo.
E così, mentre tiepidamente qualche sindaco locale chiede la grazia ai benefattori di Gubbio che nulla possono di fronte ad un immobilismo burocratico e paralizzante dell’economia isolana, i due stabilimenti fanno i conti con la cassa integrazione, le ferie ipotecate fino al 2016, l’ipotesi della chiusura e, come ennesima sventura, la cancellazione del tanto atteso premio di risultato. In verità i lavoratori non si aspettavano grosse cifre da questa voce contrattuale, consapevoli del difficile momento avrebbero accolto anche poche centinaia di euro con il dovuto rispetto. Il premio in questione, motivo di sciopero in altri stabilimenti del gruppo, in realtà era stato già patteggiato dai sindacati nazionali di settore che avevano dato precedenza ad un aumento contrattuale nel mese di giugno, operazione saggia ma senza dubbio opinabile.
E’ quindi del 16 ottobre 2015 la assemblea dei lavoratori di Ragusa che vedrà operai, impiegati e rappresentanti sindacali discutere sulla mancata erogazione del premio di risultato e sulle iniziative da intraprendere insieme allo stabilimento di Pozzalo, sito produttivo attualmente fermo ed in cassa integrazione.

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