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Cerimonia Di Consegna Delle Borse Di Studio Intitolate a: “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”

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Palermo, 11 dicembre 2015 – Oggi, 11 novembre presso la Sala Gialla del Palazzo dei Normanni a Palermo, si è tenuta la cerimonia di consegna delle borse di studio intitolate a: “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.

Le Borse, sono promosse dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone e finanziate per il secondo anno consecutivo dall’Assemblea Regionale Siciliana.

La Fondazione ogni anno, dal 1994, assegna 10 borse di studio a giovani siciliani laureati in giurisprudenza nelle università siciliane con il massimo dei voti.

Tali borse di studio sono finalizzate a promuovere attività di ricerca-studio sulla criminalità organizzata al fine di favorire lo sviluppo di una cultura antimafiosa nella società, nonché di contribuire al potenziamento dell’azione di prevenzione e di contrasto della criminalità organizzata di stampo mafioso.

Presenti alla cerimonia: Giovanni Ardizzone, Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Maria Falcone e Leonardo Guarnotta, rispettivamente Presidente e Segretario Generale della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, Leoluca Orlando sindaco di Palermo, Barbara Evola, Assessore comunale alla scuola, Giuseppe Di Chiara, ordinario del Dipartimento di Scienze Giuridiche, della Società e dello Sport presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi si Palermo, Vincenzo Militello, ordinario di Diritto Penale presso l’Università degli Studi di Palermo.

“Negli anni ho potuto constatare personalmente -dichiara Maria Falcone- l’importanza delle borse di studio intitolate a Giovanni e Paolo sin dal 1994, per tutti coloro che le hanno ricevute. Anche grazie al contributo della nostra Fondazione, molti di questi laureati hanno potuto partecipare a concorsi e candidature di rilievo prestigioso. Ed oggi, molti di questi giovani beneficiari ricoprono ruoli importanti nel mondo del lavoro e in seno alle istituzioni regionali, nazionali ed internazionali. Ringrazio il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Giovanni Ardizzone, per aver mantenuto l’impegno per l’erogazione delle borse di studio.”

Segue un elenco dei vincitori con il titolo dei progetti di ricerca.

Salvina Finazzo: La sottile linea di Discrimen tra il delitto di scambio elettorale politico-mafioso e la contiguità politica alla mafia

Vincenzo Salvago: Il reato di tortura: depotenziamento alla lotta contro la mafia?

Cristina Ingrao : Art.12-Quinquies L. 356/1992 come strumento di contrasto alle forme di occultamento dei patrimoni illecitamente accumulati dalle organizzazioni di tipo mafioso

Andrea Sciortino: L’Associazione a delinquere di stampo mafioso ex art.416-Bis dal sodalizio tradizionale alle nuove mafie: La nozione di metodo mafioso e il caso “Mafia Capitale”.

Ambra Camilleri: La vita dell’impresa sottoposta a misura di prevenzione alla luce delle disposizioni del codice antimafia

Roberta Patti: Lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso: azioni di contrasto alle condotte agevolatrici del difensore. Prevenzione della “solidarietà anomala” e strumenti di repressione nei casi di illecita difesa.

Marianna Scalici: Il “Nuovo” reato di scambio elettorale politico mafioso: prime applicazioni giurisprudenziali, dibattiti dottrinali ed esigenze politico-criminali

Teresa Accardo: Archeomafie: Nuove frontiere della criminalità organizzata nel settore del patrimonio culturale e strategie di contrasto al fenomeno

Silvia Piccione: Mafia Capitale: il nuovo volto della criminalità organizzata in Italia alla luce dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”

Federica Licata: Autoriciclaggio e fenomeni di reimmisione dei beni illeciti nell’economia: forme di tutela e ruolo delle indagini bancarie. La realtà siciliana.

L’INTERVENTO DI ARDIZZONE:

Tra le tante iniziative avviate sotto la mia Presidenza, quella del contributo del Parlamento Siciliano per la realizzazione delle borse di studio “Falcone e Borsellino”, ha un valore sociale e politico che supera il dato puramente economico.

Oggi premiare il merito e l’impegno dei giovani è fondamentale per combattere la mediocrità che ci circonda e ci soffoca.

La differenza tra le generazioni attuali e quelle di prima è che le precedenti avevano vergogna dei propri difetti, delle proprie meschinità, delle proprie cattiverie. Certamente non ne erano esenti, ma c’era un comune sentire che riguardava l’errore, ciò che era sbagliato. Oggi però sembra che si sia fatto un passo indietro: si è indulgenti, o peggio ci si autoassolve rispetto alle trasgressioni, e la mediocrità non conosce vergogna né sanzione: anzi a volte è premiata.

La genesi di questa pericolosa tendenza va a mio avviso individuata nel fatto che le persone deputate a essere modello per gli altri abbiano abdicato al loro compito, e facendo così abbiano lasciato campo libero alla mediocrità. Attenzione non sto parlando solo della politica, sarebbe facile e sono sicuro che già molti di voi stanno pensando a questo. Certo i politici prima di tutto, ma parlo anche dei giornalisti, degli intellettuali, di chi usa la televisione, degli scrittori, di chi occupa posti di responsabilità nella Pubblica Amministrazione, dai magistrati ai dirigenti in genere. Di tutti quelli che parlano agli altri. Persino di certi insegnanti. Di tutti coloro il cui ruolo ha un potere nello stabilire dei modelli, e stabiliscono dei modelli pessimi. Facendo politica vanitosa, giornalismo mediocre, televisione insulsa, svolgendo il proprio compito in maniera vile ed avida.

E’sufficiente aprire un giornale o scorrere la sezione notizie di Facebook per imbatterci nel dipendente comunale che timbra il cartellino e poi va a fare la spesa, in politici che cambiano partito come si cambiano i calzini, in illustri esponenti dell’antimafia che pontificano sulla lotta alla criminalità salvo poi avere comportamenti eticamente discutibili se non illegali, e perfino in qualche monsignore che, volendo usare un eufemismo, non ha uno stile di vita troppo evangelico.

Tutti questi tristi esempi sono generati non solo dall’abdicazione di coloro che erano chiamati a produrre buoni modelli ma anche dal fatto che in tanti, probabilmente in troppi, sono convinti che esista una specie di doppia morale: una pubblica e condivisa di cui vale la pena ammantarsi nel pubblico consesso ma che stranamente scompare appena si valica la dimensione personale, spesso legata agli interessi, dove comincia a valere un relativismo morale fatto di deroghe e generalmente assolutorio che sovente si traduce in una scandalosa e incomprensibile amoralità.

Questi personaggi dalla doppia morale che, dunque, in ultima analisi sono immorali sono generalmente condannati da tutti noi eppure hanno avuto il tempo e il modo di arrivare in cima, di occupare dei ruoli chiave nella società non solo per le funzioni ma anche per determinare modelli sociali. E allora forse è arrivato il momento di dirci con franchezza che non facciamo abbastanza per riconoscere il merito, che ciascuno di noi ha fatto un fatale passo indietro nell’assunzione di responsabilità sociali. Se oggi abbondano i cattivi maestri è anche un po’ colpa nostra.

Ecco perché l’augurio migliore che credo di potervi fare è quello di non andare a ingrossare le fila dei cattivi maestri. I cattivi maestri non sono solo coloro che si ammantano di prediche bellissime ma razzolano malissimo, ma anche quelli che per sfogare i propri fastidi verso alcuni loro colleghi o avversari, per avere il loro piccolo tornaconto esaltano ogni scorrettezza possibile. Soloni ipercritici che in realtà sono solidi corresponsabili della dilagata inclinazione a violare le regole, comportarsi male, non rispettare norme ed istituzioni.

I temi che avete toccato nei vostri progetti di ricerca sono di strettissima attualità e in questa scelta di rimanere ancorati alle problematiche più scottanti io leggo una volontà ferma di non rinchiudersi in un paludato esercizio accademico o peggio in autoreferenziali speculazioni intellettuali ma di provare a dare un contributo, di sentirsi responsabili nel senso etimologico del termine, cioè chiamati a dare una risposta.

Paolo VI, un grande papa troppo poco conosciuto, ebbe a dire che “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”. Io credo che sia straordinariamente vero: oggi che abbiamo perso maestri credibili c’è un disperato bisogno di uomini e donne che a partire dalla loro quotidianità testimonino in tutti i campi della società un patrimonio valoriale diverso e alto.

Chi di voi ha fatto studi umanistici certamente sa che in greco la parola testimone è martys. Il testimone è allora un martire cioè qualcuno che è pronto a professare la propria fede fino all’effusione del sangue. Non vi sembri allora un caso se oggi vi vengono consegnate delle borse di studio intitolate a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Loro sono stati certamente maestri anche se non hanno mai cercato cattedre e pulpiti e la loro lezione più importante è stata la loro testimonianza di vita che senza paura di esagerare possiamo definire martirio.

Io credo che ciascuno di voi nel suo piccolo sia chiamato ad emulare questi modelli, a farsi testimone di un modo nuovo di vivere la sfera pubblica. E per farlo bisogna avere la stessa lucida consapevolezza di Giovanni Falcone a cui vi affido una sua illuminante osservazione:

“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando c’è da rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.”

Ed allora ragazzi io vi dico sull’esempio di Falcone rimbocchiamoci le maniche e cambiamo la nostra Terra perché la Sicilia, a qualunque costo, merita di essere amata . Buon Lavoro

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