La carenza d’offerta finanziaria investe in regione il 45 per cento dei comuni. 900mila risparmiatori e 45mila imprese sono in emergenza. Per Paolo Sanzaro e Fabrizio Greco “in fase di riorganizzazione le banche si ricordino del loro ruolo sociale e costituzionale. Per arginare la desertificazione servono incentivi reputazionali, economici e gli Osservatori regionali sull’attività bancaria”.
Il nuovo aggiornamento dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl certifica che il 18 per cento dei comuni siciliani è senza sportelli, 9 in più nel 2023. Non va meglio nelle città con appena una sola filiale disponibile, salite al 25 per cento. In regione ci sono centri popolosi che non godono più di assistenza bancaria come Aci Sant’Antonio, 18.058 abitanti, Santa Flavia 10.999, Altavilla Milicia 8.500 per citarne alcuni. Come non certo spopolati sono i comuni rimasti con una sola agenzia: Aci Catena 28.124 abitanti, Tremestieri Etneo 19.851, Pedara 14.915 per citarne altri. Il risultato è che, alla fine del 2023, circa 900mila siciliani e 43mila imprese hanno difficoltà a utilizzare i servizi finanziari per carenza d’offerta. In Sicilia, l’indicatore di desertificazione bancaria su base provinciale, elaborato dalla Fondazione Fiba di First Cisl con dati al 31 dicembre 2023, decreta che la provincia di Messina è la più desertificata seguita da quelle di Enna, Palermo, Agrigento. In posizione mediana, ma non scevre da problemi di chiusura filiali, Catania, Trapani, Caltanissetta. Va decisamente meglio nelle province di Siracusa e Ragusa che occupano la posizione più alta della speciale graduatoria. Se in altre regioni viene valutato compensativo il ricorso ai servizi online, sul territorio siciliano questo dato ha un impatto attenuato perché su 100 potenziali fruitori d’internet banking appena 35 clienti vi ricorrono, occupando il terzultimo posto della classifica con un ben -30 per cento rispetto al miglior dato nazionale registrato nella provincia di Bolzano.
“Quando le banche decidono la loro riorganizzazione territoriale – interviene il segretario generale First Cisl Sicilia, Fabrizio Greco – è bene che si ricordino del ruolo sociale che la Costituzione le ha conferito. L’articolo 41 è in questo senso chiaro. La corsa al gigantismo bancario e alla chiusura degli sportelli non è più sostenibile da intere fette della popolazione, messa in condizione di assoluto svantaggio. Imprese e risparmiatori, soprattutto anziani, non possono più vedersi sottratti fondamentali servizi e in Sicilia i dati dimostrano che l’internet banking non rimedia alla soppressione delle agenzie. Come in più occasioni ha rimarcato il nostro segretario generale Riccardo Colombani, siamo di fronte ad una vera emergenza collettiva che stride con gli obiettivi del Pnrr che punta a favorire proprio l’inclusione sociale”.
L’abbandono dei territori – interviene il segretario regionale Cisl Sicilia, Paolo Sanzaro – genera anche problemi al risparmio e ripeto, in un paese che si caratterizza per popolazione anziana e dalle ridotte competenze digitali, gli istituti di credito sono indispensabili. Per invertire la rotta va rivalutata la centralità del cliente che ha diritto all’assistenza. I piani industriali non possono eliminare questo presupposto. Le banche devono restare motori economici dei territori, senza spopolarli. Uno sportello che cessa la sua attività innesca altri disimpegni di esercizi commerciali. Questo è un tema rilevante non solo per addetti ai lavori, investe le istituzioni politiche chiamate a farsene carico perché ha pesanti ricadute socioeconomiche”.
“JP Morgan e Bank of America – conclude Fabrizio Greco – stanno riaprendo filiali rappresentando un virtuoso esempio di ritorno al passato. In Italia servono proposte utili e come First Cisl le abbiamo puntualmente rilanciate. Per porre un argine al fenomeno della desertificazione bancaria servono incentivi reputazionali ed economici alla territorialità nonchè la costituzione di Osservatori regionali sull’attività bancaria”.