La Fondazione Studi confronta il nuovo contratto con le forme di lavoro più in uso oggi
Roma – Gli interventi annunciati dal Governo nella Legge di Stabilità 2015, che sarà presentata al Consiglio dei Ministri, vanno verso la direzione di una reale convenienza del contratto a tutele crescenti rispetto alle forme di lavoro a progetto o con partita iva, soprattutto se questi contratti sono utilizzati al limite delle possibilità consentite dalla legge.
Secondo quanto previsto dalle anticipazioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, la Legge di Stabilità prevedrà l’azzeramento dei contributi previdenziali per i primi tre anni in caso di nuove assunzioni e l’eliminazione dell’imposta Irap sul costo del lavoro, sostenuto dai datori di lavoro per tutti i contratti in essere.
Dalle proiezioni sviluppate dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro emergono dei risultati economici di convenienza, tali da indurre le aziende ad una seria rivalutazione delle scelte contrattuali da adottare per i lavoratori.
Sono stati esaminati i principali contratti utilizzati nelle imprese, ossia un titolare di partita iva, una collaborazione a progetto ed un contratto a tempo determinato, mettendoli a confronto con il nuovo contratto in vigore dal 2015.
Da questa analisi emerge che a fronte di una retribuzione lorda annua di circa 24.000 euro, corrispondente ad un impiegato del settore terziario (settore in cui sono maggiormente presenti i rapporti con partita iva e collaborazione a progetto) assunto con il nuovo contratto a tutele crescenti con le misure annunciate nella legge di stabilità 2015, si avrebbe un costo per l’azienda di 26.707 euro.
Una collaborazione a progetto con lo stesso compenso, 24.000 euro circa, ha un costo pari a 29.063 euro e, dunque, più alto del nuovo contratto di lavoro subordinato. Se venissero confermate le anticipazioni di riduzione del costo del lavoro, per la prima volta si registrerebbe una controtendenza dei costi che sostengono le imprese tra un lavoro subordinato e un contratto parasubordinato.
Questo risultato indurrebbe i datori di lavoro a riflettere sull’opportunità di avviare forme di collaborazione, soprattutto laddove il contratto a progetto si pone al limite della possibilità legale.
Se il confronto si effettua rispetto ad un titolare di partita iva con le medesime condizioni economiche, quest’ultima forma di lavoro risulta ancora di poco conveniente, con un costo annuale 25.057 euro a fronte di un costo del contratto a tutele crescenti di 26.707 euro. Pertanto, si registrerebbe ancora un vantaggio annuo di soli 1.700 euro circa, che potrebbe risultare però insufficiente se si considerano i rischi di contenzioso nel caso in cui questa forma di lavoro autonomo risultasse forzata rispetto alle possibilità consentite dalla legge.
Ma il risultato più sorprendente si registra nel caso in cui la legge di stabilità 2015 prevedesse l’agevolazione annunciata anche per le stabilizzazioni dei contratti a tempo determinato. In questo caso, secondo i dati della Fondazione Studi, si registrerebbe per ciascun lavoratore un vantaggio di 9.250 euro annui, ossia una riduzione immediata del costo del lavoro di circa il 26%.
Pertanto, le aziende che hanno in corso rapporti a tempo determinato troverebbero molto conveniente e competitiva la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato.
Complessivamente, dunque, le misure annunciate troverebbero una reale convenienza, soprattutto nelle stabilizzazioni dei contratti a termine o nelle conversioni dei dubbi rapporti parasubordinati o autonomi, ossia di lavoratori già in forza in azienda.
Gli incentivi previsti per i nuovi assunti vanno correlati alla crisi economica che stanno attraversando le imprese e, quindi, alle ridotte capacità dei datori di lavoro di poter avviare nuovi rapporti. Resta fermo che la convenienza per i nuovi assunti sarebbe rilevante per quelle imprese che, nonostante il momento critico, stanno attraversando un periodo di forte competitività ed espansione.
Resta solo da capire quali saranno le scelte dell’ultim’ora in ordine alle categorie di lavoratori che potranno godere dell’agevolazione contributiva.