ROMA – “Nel ddl sul contrasto al fenomeno del caporalato e del lavoro nero in agricoltura c’è una disposizione, introdotta dall’Aula del Senato, molto importante per le imprese agricole del Sud, che riguarda i contratti di riallineamento retributivo dei lavoratori”. A renderlo noto la senatrice del Pd, Venera Padua, che precisa come l’obiettivo della norma, inserita con un emendamento che ha introdotto l’art. 9-bis al provvedimento, è quello di superare, all’interno del settore agricolo, il contenzioso “Inps versus aziende” inerente gli accordi provinciali di riallineamento retributivo, stabilendo che si può affidare la definizione parziale o totale del programma graduale di riallineamento dei trattamenti economici dei lavoratori agli accordi aziendali di recepimento, purché sottoscritti con le stesse parti che hanno stipulato l’accordo provinciale. “La questione – aggiunge la senatrice – verteva sull’applicazione di benefici contributivi, stabiliti nel decreto legge 510 del 1996, per quelle aziende del Mezzogiorno che avessero recepito gli accordi provinciali di riallineamento stipulati dalle associazioni degli imprenditori e dalle organizzazioni sindacali locali, aderenti o collegate a quelle maggiormente rappresentative sul piano nazionale. A questi accordi, per la legge, veniva riconosciuta “validità pari a quella attribuita ai contratti collettivi nazionali di lavoro di riferimento”. Tuttavia è successo che in alcune aree del Sud, come in provincia di Ragusa, a partire dal 2006 l’Inps abbia eseguito verifiche ispettive a seguito delle quali, mutando più volte orientamento all’interno di un quadro normativo sempre più incerto con il passare del tempo, ha sanzionato numerose aziende, disconoscendo la validità degli accordi e recuperando le agevolazioni contributive fruite tramite la notifica di verbali “milionari”. Insomma, la conseguenza di tutta questa faccenda è stata quella di rischiare di mettere in ginocchio quelle imprese agricole che, credendo di aver agito nel rispetto della legalità e in perfetta trasparenza, avevano sottoscritto i contratti con l’assistenza delle parti sociali. Il contenzioso con l’ente previdenziale, infatti, è tuttora in corso e senza una veloce risoluzione della questione si avrebbero danni imponenti per il settore agricolo. Basti pensare che nel territorio ibleo sono attive quasi 11mila aziende agricole, con un fatturato di 800 milioni annui e a quelle multate è prevista la preclusione di ogni forma di accesso al credito, il rilascio del Durc, la partecipazione ai bandi del Psr ed alla fruizione della Pac. Insomma, effetti disastrosi per aziende strutturate e che rappresentano un punto di riferimento nell’economia del territorio e del Sud della Penisola. Ora, serve il sì definitivo di Montecitorio per risolvere una questione annosa e controversa che merita, grazie al lavoro condiviso con i colleghi delle commissioni Agricoltura e Bilancio di Palazzo Madama, con la relatrice del provvedimento e con il Governo, di veder scritta la parola “fine” su questo contenzioso “infinito” tra Inps e aziende agricole”.