Dopo che l’affaire Sangiuliano si è concluso con le dovute dimissioni, precedute da un pianto in mondovisione, la Premier ha deciso di sostituirlo con Alessandro Giuli.
Io, che sono un precisino, mi sono informato sulle varie testate per verificarne il curriculum. Bene, il nostro neoministro non è lì per caso, difatti ha una storia di militanza giovanile nell’estrema destra. Ereditò la fede politica dalla famiglia del padre: il nonno paterno era stato un convinto sostenitore del regime di Benito Mussolini e della Repubblica di Salò. A quattordici anni Giuli si iscrisse al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Partecipò anche a movimenti neofascisti e neonazisti attivi in città. Dopo la maturità classica al Liceo Tasso, nel 1994, si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza, dove seguì perlopiù corsi di filosofia, senza mai conseguirne la laurea.
Dopo aver abbandonato l’Università sine laurea, Giuli ha intrapreso la carriera giornalistica bazzicando in varie redazioni. Tra le più importanti citiamo Il Foglio, Tempi, Rai2 (come curatore e conduttore), Mediaset e Sky, Libero, Il Sole 24 Ore, ed ha scritto anche alcuni libri non precisamente indimenticabili. Infine, Il 23 novembre 2022 Sangiuliano (mi manchi!) lo ha nominato presidente della Fondazione Maxxi.
Ebbene, se già la vita politica del Giuli mi fa sospettare di una nomina “in amicizia”, ci pensa la polemica sulla mancata laurea di un ministro alla Cultura, che ha tra le prime grane la gestione del G7 della cultura (19-21 settembre) che, salvo cambiamenti dovuti ad altri documenti riservati rivelati dall’amante di Sangiuliano, dovrebbe svolgersi a Pompei, insieme alla direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, consulente del Mic e da sempre vicina alle posizioni di Fratelli d’Italia.
Sulla mancata laurea non sono mancate posizioni contrastanti. Il senatore Matteo Renzi ha mandato un “grande in bocca al lupo” a Giuli per il suo nuovo incarico, pur sottolineando il suo mancato titolo universitario: “Credo che Giuli sia il primo ministro della Cultura della storia italiana non laureato. Vedremo cosa saprà fare”- Di diverso avviso il giornalista più razzista (verso il Sud) Vittorio Feltri, il quale in difesa del neo ministro ha dichiarato che Bettino Craxi non era laureato, come lui Massimo D’Alema ed Enrico Berlinguer. Trattasi di persone senza laurea che, per lui, “si sono distinte in ogni ambito, dalle arti alla scienza, dalla politica all’imprenditoria”. Ma la sua lista non finisce qua:” Eugenio Montale, Umberto Saba, Gabriele D’Annunzio, Benedetto Croce, Grazia Deledda, Orio Vergani, Salvatore Quasimodo, Walt Disney, Henry Ford, Guglielmo Marconi non erano laureati”.
Nonostante l’accorata difesa del Feltri, il curriculum del nuovo arrivato ha già destato qualche perplessità, giacché appare ben più leggero di quello del suo predecessore e di quasi tutti i suoi colleghi del G7. La canadese Pascale St-Onge ha una laurea in studi letterari presso l’Università del Québec a Montréal e un certificato in giornalismo presso l’Università di Montréal. La britannica Lisa Nandy ha studiato politica alla Newcastle University, laureandosi nel 2001, e ottenuto un master in politiche pubbliche presso la Birkbeck, University of London. La francese Rachida Dati un titolo in diritto pubblico, la statunitense Lee Satterfield una laurea in giornalismo presso l’Università della Carolina del Sud. Il giapponese Masahito Moriyama, l’unico uomo insieme a Giuli, ha studiato diritto internazionale e commercio alla Kobe University, per poi conseguire un master in giurisprudenza nel 2011, un dottorato di ricerca in diritto internazionale nel 2013, e un ulteriore dottorato di ricerca in studi aziendali nel 2014. Come Giuli, invece, è la tedesca Claudia Roth la quale, anche se non munita di laurea, ha in patria ha una lunghissima carriera politica di alto livello, con ruoli chiave e azioni politiche che l’hanno fatta diventare un simbolo.
Insomma, militanza nell’estrema destra, legami con la Meloni, culminati nella nomina al MAXXI, zeru tituli come direbbe Mourinho, ma l’ennesima dimostrazione che in Italia il merito e le relative competenze contano poco. Molto meglio avere amicizie giuste.