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DiMattina del 18/09/2024 – Italiani, popolo di evasori (ma forse si muova qualcosa)

E’ un problema che non è nato ieri, ma che ancora non ha trovato una soluzione.

In Italia il livello di evasione fiscale resta altissimo, intorno agli 84 miliardi di euro l’anno, sebbene secondo la Cgia di Mestre, la nostra Amministrazione Finanziaria disponga di 190 banche dati collegate digitalmente tra loro, archivi che raccolgono un numero incredibile di informazioni fiscali che se opportunamente incrociati tra loro potrebbero determinare con grande precisione la fedeltà fiscale di ognuno dei 43,3 milioni di contribuenti italiani. Solo a titolo di esempio, il nostro fisco conserva ogni anno di 2,4 miliardi di fatture elettroniche e di 1,3 miliardi di informazioni sui redditi e sui bonus utilizzate dall’Agenzia delle Entrate per predisporre le dichiarazioni precompilate.

Se in termini assoluti il mancato gettito interessa le regioni più popolate che sono anche quelle dove la concentrazione delle attività economiche è maggiore – come la Lombardia con 13,6 miliardi di euro di mancato gettito, il Lazio con 9,1, la Campania con 7,8 e il Veneto con 6,5 – in termini percentuali, ottenuti grazie al rapporto tra l’importo evaso ogni 100 euro di gettito tributario incassato, emerge, invece, che la propensione all’evasione investe soprattutto le regioni del Mezzogiorno. Infatti, in Calabria è al 18,4 per cento, in Campania al 17,2, in Puglia al 16,8 e in Sicilia al 16,5. Per contro, i territori più fedeli al fisco sono la Provincia Autonoma di Trento con una stima dell’evasione dell’8,6 per cento, la Lombardia con l’8 per cento e la Provincia Autonoma di Bolzano con il 7,7 per cento. La media nazionale è pari all’11,2 per cento.

Ma lo scorso anno ha rappresentato una ripartenza nella lotta a questa piaga che indebolisce i bilanci pubblici e l’erogazione di servizi.

Nel corso del 2023, l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione hanno recuperato 24,7 miliardi di euro di imposte evase, registrando un aumento del 22% rispetto all’anno precedente. I crediti recuperati rappresentano un passo significativo nel contrasto all’evasione fiscale, contribuendo a ridurre l’ampio impatto negativo che quest’ultima ha sull’economia italiana.

Entrando nel dettaglio, dei 24,7 miliardi di euro recuperati, una buona parte proviene dai versamenti diretti dei contribuenti, inclusi i ravvedimenti operosi, per un totale di 11,6 miliardi di euro. Altri 4,2 miliardi derivano da attività mirate alla promozione della compliance, mentre 3,8 miliardi sono stati riscossi tramite cartelle di pagamento.

Un ulteriore contributo, pari a 5,1 miliardi di euro, proviene dalle misure straordinarie adottate dall’Agenzia delle Entrate, come le rottamazioni e la pace fiscale. Questo risultato costituisce un importante passo in avanti per un Paese in cui l’evasione fiscale incide pesantemente sul bilancio dello Stato, con un impatto stimato di oltre 90 miliardi di euro all’anno.

I risultati raggiunti dimostrano l’efficacia delle strategie messe in atto dall’Agenzia nel contrastare l’evasione fiscale, fornendo una boccata d’ossigeno alle finanze pubbliche, ma allo stesso tempo si chiede ancora di più perché di denaro sommerso ce ne sarà ancora in abbondanza.

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