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DiMattina del 2 ottobre 2024 – il Papa “progressista” e i medici sicari

Pope Francis talks to journalists on the flight back to Rome at the end of his four-day visit to Belgium and Luxembourg, Sunday, Sept. 29, 2024. ANSA/AP Photo/Andrew Medichini/Pool

La Giornata Internazionale dell’Aborto, celebrata il 28 settembre, è un momento cruciale per riflettere sui diritti delle donne e sull’accesso alla salute riproduttiva. Questa giornata è dedicata alla sensibilizzazione sulle problematiche legate all’aborto, spesso oggetto di dibattiti accesi e controversie.

L’aborto è un tema che suscita emozioni forti e opinioni divergenti. Molti paesi, infatti, stanno vivendo un’evoluzione delle leggi in materia, e le donne continuano a lottare per il riconoscimento dei propri diritti. La Giornata Internazionale dell’Aborto non solo serve a ricordare le sfide affrontate dalle donne, ma anche a promuovere la necessità di un accesso sicuro e legale all’aborto, fondamentale per la salute e il benessere delle donne.

Negli ultimi anni, Papa Francesco aveva preso posizione su vari temi legati alla vita e alla dignità umana, compreso l’aborto. Sebbene la Chiesa cattolica mantenga una posizione tradizionale contro l’aborto, il Papa aveva spesso richiamato alla compassione e alla comprensione verso le donne che si trovano in questa difficile situazione.

In diverse occasioni, aveva sottolineato l’importanza di creare un ambiente di sostegno piuttosto che di giudizio. Le sue parole avevano spesso incoraggiano un approccio empatico, che riconosceva le complesse circostanze che possono portare una donna a considerare l’aborto.

Fin qui parole e approcci condivisibili. Poi, purtroppo, il Papa di lavoro fa il Papa e così, parlando con i giornalisti sul volo da Bruxelles a Roma a poche ore dalla Giornata internazionale per l’aborto, ha testualmente affermato che: “I medici che si prestano a questo sono, permettetemi la parola, sicari”.

Affermazioni gravi, diffamanti e deliranti, ma coerenti con una visione da medioevo che la Chiesa porta ancora avanti. Tuttavia, ci hanno pensato i diretti interessati a rispondere per le righe. “I medici sono sempre vicini alle persone che soffrono, che hanno bisogno del loro aiuto e svolgono questo delicato compito rendendo possibile l’applicazione di una legge dello stato, la 194/78», ha dichiarati Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri.

Secondo Anelli è proprio la legge 194 che va a tutelare la salute e la dignità della donna, la sua libertà e quella del medico. La scelta dell’obiezione di coscienza è da rispettare e da non giudicare, tuttavia, essendo la 194 una legge dello stato, è “dovere di tutti i cittadini rispettarla e applicarla» insiste Anelli, che mette inoltre in luce il fatto che l’obiezione di coscienza «non esime il medico dagli obblighi e dai doveri inerenti alla relazione di cura nei confronti della donna”.

Parole simili sono state espresse dalla Presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia Elsa Viora: “Il papa fa le sue affermazioni, noi come medici cittadini italiani abbiamo il dovere di rispettare una legge dello Stato, che non implica le posizioni personali; vanno distinte l’etica, la morale, la religione che regolano la vita personale dalla tutela della salute delle donne”.

Diciamo che quella del Papa è stata una vera e proprio uscita a vuoto, che non tiene conto delle sofferenze delle donne che spesso sono costrette a ricorrere all’aborto e a tutte le altre situazioni che lo rendono indispensabile. Per fortuna, siamo uno Stato laico, dove la legge conta più delle parole retrograde del Papa di turno.

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